[12/07/2007] Rifiuti

Rifiuti e compost: cambiare strada

PONTEDERA. Lo “scandalo Geofor” che tiene banco da diverse settimane, si è imposto all’attenzione facendo pensare a qualcosa di improvviso e sorprendente. Per chi, come noi, ha cercato di seguire costantemente i problemi ecologici non è certo una sorpresa, e se proprio si vuole parlare di scandalo, si dovrebbe parlare di uno scandalo che dura da 17 anni: una gestione dei rifiuti in una condizione di monopolio, opaca, con una forte carenza di controllo pubblico e una forte posizione di vantaggio del socio privato, un’attenta cura per gli aspetti contingenti e una scarsa previdenza dal punto di vista ecologico.

L’azienda Ecofor, poi Geofor, è sorta nel 1990 come una risposta dall’emergenza rifiuti degli anni ’80, creando una gestione incentrata sul sistema cassonetto/ discarica/inceneritore, che ha assicurato una certa efficienza del servizio e costi apparentemente contenuti per l’utenza.

In questo sistema la raccolta differenziata è rimasta necessariamente qualcosa di marginale e di simbolico, ma oggi con le nuove normative europee, la necessità di chiudere la discarica e la concomitante uscita di scena del socio privato (confluito in una nuova e più redditizia società, la Ecofor service) è esplosa la crisi del sistema.

Esemplare è il caso dell’organico. La parte umida rappresenta il 30% dei rifiuti e una razionale raccolta porta a porta di questi rifiuti, assieme alla carta e ai multimateriali, avrebbe annullato oggi il problema dei rifiuti urbani. Non solo l’impiego di compost in agricoltura svolge un ruolo importante per l’equilibrio ecologico: il compost ha una funzione ammendante e previene l’inaridimento del terreno, da un lato mantiene il Carbonio nel suolo, dall’altro riducendo gli smaltimenti si riducono i gas climalteranti, quali il metano prodotto dalle discariche e il CO2 prodotto dagli inceneritori.

Nel lontano dicembre 1989 si affidò ad un’azienda friulana, la Bta srl, la realizzazione del primo impianto di compostaggio, ma il progettista rimase nella rete dell’inchiesta “Mani pulite”, una partenza infelice da cui non ci si è più ripresi. Gli impianti realizzati successivamente hanno sempre funzionato a tratti e per piccole quantità, perché il sistema dei cassonetti non assicura la purezza del prodotto, nulla si è fatto per intercettare la parte organica di qualità delle grandi utenze (mercato ortofrutticolo, mense ecc.), non si è investito sull’informazione, sul porta a porta, sullo sviluppo delle competenze tecnologiche in materia di compostaggio. La raccolta differenziata è stata in questi anni qualcosa di simbolico, dovuta per legge, ma su cui l’azienda, che gestiva in maniera redditizia discarica e inceneritore, non aveva alcun interesse ad investire.

Il nuovo consiglio di amministrazione della Geofor ha davanti a sé un compito enorme, rimediare alle scelte sbagliate del passato e riconvertire radicalmente il sistema della gestione dei rifiuti rinnovando organizzazione e parco macchine. Fondamentale in questo contesto è il Piano provinciale dei rifiuti, su cui si dovrà impostare il piano industriale. Ebbene, nonostante i politici facciano un gran parlare di partecipazione, di democrazia partecipativa, di processi compartecipati di costruzione delle politiche, alla prova dei fatti sono incapaci di rapportarsi alle istanze della società civile. Il piano viene elaborato in gran segreto nelle stanze della politica.
Il piano provinciale deve essere elaborato insieme ai cittadini valutando insieme ai tecnici l’attendibilità dei dati sulla produzione, provenienza dei rifiuti, i sistemi di gestione, i tipi e le localizzazioni degli impianti.

L’attenzione dell’opinione pubblica, lo scandalo Frucci, il sorgere di comitati di cittadini, l’esperienza delle associazioni ambientaliste avrebbero dovuto suggerire agli amministratori un modo diverso di affrontare il problema, coinvolgendo attivamente questi soggetti. I rifiuti sono un problema che riguarda in prima persona i cittadini, non è un problema da delegare ad un’azienda che miracolisticamente dovrebbe far sparire nel nulla 270.000 tonnellate di spazzatura, magari con la prospettiva di nuovi quanto inutili inceneritori o dell’ ampliamento dell’inceneritore esistente
Il Piano come al solito verrà presentato ai cittadini a cose fatte; una strada rischiosa, l’assessore provinciale Picchi, il presidente dell’Ato Fontanelli rischiano questa volta, se non la Magistratura, di trovare le barricate sulla loro strada.

Torna all'archivio