[09/07/2007] Rifiuti

Rifiuti speciali, tracciabilità e controlli alla fonte

ROMA. Ogni anno in Italia si producono più di 100 milioni di tonnellate di rifiuti di cui circa il 30% sono urbani e più del 70% sono "rifiuti speciali", ovvero rifiuti prodotti dalle attività economiche. E questi sono dati dei rifiuti regolarmente censiti. Ergo, siccome il cosiddetto Mud (la dichiarazione che devono fare le aziende) è evaso per circa il 50%, ne consegue che a questi vanno aggiunti quelli non censiti e dunque non quantificabili.

Il 54 per cento di questi rifiuti censiti è avviato a recupero di materia, il 24% in discarica e il 17% in impianti di trattamento chimico, fisico e biologico. Il restante 5% è destinato a impianti di stoccaggio e messa in riserva, senza certificazione ufficiale sulla destinazione definitiva. Si può inoltre stimare che, all´interno di questo 5%, almeno mezzo milione di tonnellate sia costituito da "rifiuti speciali pericolosi".

I dati sono stati diffusi stamani dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, che ha voluto dedicare una intera giornata di studio, al problema dei rifiuti speciali, chiamando a discuterne il Ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani, il vice presidente della Commissione europea Franco Frattini, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il presidente dell´Enea Luigi Paganetto, il commissario straordinario dell´agenzia per la protezione dell´ambiente Giancarlo Viglione, il direttore generale della Confindustria Maurizio Beretta, parlamentari nazionali e europei, magistrati, rappresentanti dei ministeri dell´ambiente di Austria e Olanda, i maggiori esperti nazionali e i comandanti dei nuclei speciali dei Carabinieri, della Finanza e del Corpo forestale.

«Abbiamo organizzato questa giornata per due ragioni – spiega Aurelio Misiti, membro della commissione parlamentare - la prima è quella di poter ascoltare direttamente dalla voce dei commissari europei e dagli esperti del Consiglio d’Europa, quali sono le linee principali della nuova direttiva che si sta per approvare da parte dell’Ue. L’obiettivo in fatti è tentare di armonizzare la parte che riguarda i reati ambientali. La seconda ragione del convegno di oggi è far confrontare in audizione pubblica gli esperti italiani, in modo da sviluppare un dibattito che spinga nella direzione di considerare i rifiuti speciali come parte integrante del sistema rifiuti».

Quanti sono i rifiuti speciali dei quali oggi si perdono le tracce?
«Abbiamo stimato che 28 milioni di tonnellate si volatilizzano letteralmente. E’ quindi necessario fare leggi per intensificare il controllo del percorso tra produttore e smaltitore finale, per evitare questa illegalità diffusa».

Non sarebbe più semplice cominciare ad eseguire più controlli alla fonte, direttamente con i produttori?
«Non è che sia più facile controllare alla fonte. In alcuni casi può essere fatto, in altre situazioni invece è più difficile, perché spesso il rifiuto prodotto nelle lavorazioni industriali può essere riciclato all’interno dell’azienda o dello stesso sistema industriale. Tuttavia quando escono dallo stabilimento ( ma come abbiamo visto, ultimo esempio è la Lucchini, non è che quando rimangono dentro lo stabilimento smettono di essere rifiuti, ndr) i rifiuti devono essere perfettamente conosciuti ed è necessario che si conosca esattamente destinazione e percorso. Per questo motivo puntiamo non solo sulla verifica alla fonte, ma soprattutto sulla cosiddetta tracciabilità».

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