[05/07/2007] Urbanistica

I porticcioli turistici salvano il territorio dal degrado ambientale?

LIVORNO. L’attuale piano regionale dei porti e degli approdi turistici della Regione Toscana è quello approvato nel ’79, che mediante recenti procedure tuttora in corso, è stato recepito dal Piano di indirizzo territoriale (Pit) nella parte dedicata alla portualità (master plan della portualità regionale). La procedura per l’approvazione del Pit si sta concludendo e quindi presto ci saranno riferimenti forse un po’ più chiari per quanto riguarda la pianificazione della nautica da diporto.

Originariamente il vecchio piano prevedeva 16mila posti distribuiti in 28 ormeggi, mentre il master plan attuale arriva a preventivarne 25mila in oltre una sessantina di approdi..

Per capirne qualcosa di più abbiamo parlato con Umberto Bianconi, responsabile del settore Logistica, Porti e Aeroporti della Regione Toscana.

«Il piano regionale dei porti e degli approdi – che la toscana fu tra le primissime regioni ad approvare – era prevalentemente d’impostazione urbanistica perché in realtà gli approdi erano già nati in modo spontaneo e comunque erano regolati principalmente dalle concessioni delle capitanerie. Di quel piano non è mai stato attuato nulla».

Perché in Toscana stanno nascendo così tanti porti turistici?
«Allora intanto faccio una premessa. Per essere porti turistici è necessario rispettare una serie di parametri e infatti tra quelli già realizzati e quelli in costruzione i porti turistici sono veramente pochi e complessivamente fanno 5-6mila posti barca. Questi approdi sono quelli destinati ai turisti veri e propri. Ma accanto a queste infrastrutture che creano posti di lavoro e che rispondono, per così dire, al fabbisogno dei ricchi, la Regione tiene ovviamente conto del fabbisogno locale: dove infatti determinati servizi non ci sono si parla semplicemente di ormeggi (che possono essere anche campi boe e pontili galleggianti) generalmente destinati a utilizzatori residenti nelle città della costa che non vogliono privarsi del giusto piacere di un’uscita in mare a bordo di barche di modeste dimensioni».

Resta il fatto che porticcioli e ormeggi stanno nascendo un po’ ovunque.
«Questo dipende anche dall’economia della nostra Regione, che ricordo dipende per il 9% del Pil proprio dalla nautica. Il porto non è importante solo per il diportismo, ma per tutto l’entroterra: dietro al porto c’è una grossa fetta di economia, di servizi, di occupazione. E poi la nautica fa parte della nostra cultura regionale fin dai tempi delle Repubbliche marinare. Pensi per esempio a San Vincenzo: il porto turistico è la porta del paese, è la piazza degli incontri, è la punta emergente di un sistema economico locale solido».

Cita come esempio proprio San Vincenzo, dove i lavori per l’ampliamento del porto sono oggetti di vibranti polemiche anche a causa dell’erosione determinata dai lavori. E San Vincenzo anche quest’anno riceverà la bandiera nera di Legambiente.
«Di Legambiente non so quali siano i motivi, però so per certo che le polemiche sul porto sono il frutto dell´agitazione di un paio di persone che non sanno come perdere tempo e inventano storie false. Anzi sono contento di poter spiegare bene la situazione di San Vincenzo, che rappresenta un modello per tutti gli approdi della Toscana».

Prego.
«A San Vincenzo le correnti tirano da nord verso sud, quindi il vecchio porto ha provocato un accumulo a nord e l’erosione a sud, cioè a Rimigliano. Il comune con la Regione ha fatto l’unica cosa che poteva fare visto che era impossibile togliere il vecchio porto, un armadio di cemento fatto negli Settanta che provocava solo danni: ovvero ha deciso di ampliarlo, peraltro passando solo da 250 a 370 posti barca, migliorando l’impatto ambientale attraverso una diversa sagomatura che permette alla sabbia di passare di sotto e di limitare l’erosione. Inoltre il sindaco si è impegnato a togliere periodicamente la sabbia che non riuscirà a passare per ripascere artificialmente Rimigliano. Ecco perché il porto di San Vincenzo è un esempio di approdo turistico sostenibile».

Quali sono i criteri perché un approdo sia sostenibile?
«Su questo fronte la Regione è impegnatissima, perché quello che viene realizzato è sempre una riqualificazione dell’esistente, che spesso è una situazione degradata. Quando un comune propone un porto deve fornire tutta una serie di elementi: deve fare una variante urbanistica, deve dire dove verrà il porto affinché io possa controllare diversi elementi sia in mare sia a terra: se per esempio ci sono praterie di posidonia, se ci sono reperti archeologici, quali sono le correnti e se una nuova realizzazione comporterà un cambiamento delle correnti. A terra se ci sono già vie d’accesso, parcheggi, servizi. Poi devono essere previste tutta una serie di precauzioni ambientali perché dalle barche non deve uscire nemmeno una cicca, tutti i rifiuti devono essere differenziati, gli scarichi controllati da personale addetto. Insomma una gestione assolutamente rispettosa dell’ambiente, perché ripeto, i nostri approdi sono prima di tutto un presidio dal degrado e dall’abusivismo».

Ammettiamo di realizzare d’ora in avanti gli approdi nel modo più sostenibile… Esisterà però anche un problema di quantità?
«Francamente almeno fino ad ora non mi sembra di aver visto o di prevedere assalti alle coste Toscane. Se va a farsi un giro in qualche regione vicina, senza far nomi, si accorgerà della differenza».

63 approdi lungo la costa (ad oggi) non mi sembrano pochi…
«Le ripeto: i porti veri e propri saranno una decina per 5-6mila posti barca, il resto e per i residenti. Se vuole glieli elenco: quello piccolissimo del Cinquale, quello in costruzione a Viareggio, quello di Pisa che fra l’altro consentirà di bonificare e riqualificare un’ex area industriale abbandonata a se stessa, poi c’è il porto Mediceo di Livorno, quello di Crepatura a Rosignano che è una buona risposta per il territorio, San Vincenzo che è solo un miglioramento del vecchio porto, quello di Salivoli che è dal punto di vista strutturale uno dei più belli, il puntone di Scarlino, Punta Ala e Castiglione della Pescaia. A Talamone invece il Comune ha rinunciato al progetto perdendo i finanziamenti ed è un vero peccato».

Sì, ma verrà un giorno in cui la Regione dirà stop ai porticcioli turistici e ormeggi vari?
«Ma non ci sono problemi di questo genere, perché può darsi anche che si passi da questi 10 a 15 porti, in realtà non cambia assolutamente nulla, perché non si incrementeranno gli approdi bensì si riqualificheranno in porti e così ne guadagnerà anche dal punto di vista ambientale tutta la zona circostante. E comunque le assicuro che da parte della Regione l’attenzione all’ambiente è costante, poi è chiaro che può capitare qualcuno che prova a fare il birichino… ma generalmente sono davvero casi isolatissimi»

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