[03/07/2007] Rifiuti

Newman (Cic): «La Toscana sarà tra i leader del compost di qualità»

LIVORNO. In questi giorni si parla molto di compost e del reale utilizzo che ne può essere fatto. Il compostaggio è di fatto una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell´ambiente. La ricchezza in humus, in flora microbica attiva e in microelementi, fa del compost un ottimo prodotto, adatto ai più svariati impieghi agronomici, dal florovivaismo alle colture praticate in pieno campo.

Per capire qual è la salute del compost italiano abbiamo parlato con David Newman, direttore del Consorzio italiano compostatori.
«In Italia ci sono oggi circa 220 impianti, ma quelli di dimensioni industriali e cioè che hanno una capacità di trattare oltre 10mila tonnellate l’anno ne abbiamo solo una sessantina. Nel 2006 nel nostro Paese abbiamo trattato 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti organici selezionati da umido domestico, verde da potatura, scarti di lavorazione agricola, fanghi agroindustriali (succhi di frutta, latte…), e solo in alcuni casi alcuni fanghi della depurazione. Dal trattamento di questi 3,2 milioni di tonnellate sono state prodotte 1,2 tonnellate di compost di qualità, che è stato quindi commercializzato e utilizzato anche in agricoltura».

Cosa si intende esattamente per “compost di qualità”? E il “compost verde” cos’è?
«In effetti c’è davvero tanta confusione sui termini, per esempio per compost verde ognuno intende cosa vuole. Ma per fortuna stiamo eliminando questo caos perché la riforma del testo unico porterà per la prima volta definizioni esatte: il compost di qualità deve rispettare criteri conformi alle caratteristiche del decreto 217 del 2006. Nell’allegato 2 sono elencate tutte le tipologie di compst di qualità, per esempio l’ammendante verde e l’ammendante misto. In ogni caso quando un impianto fa un prodotto che rispetta uno di questi criteri produce compost di qualità, che poi trovi in vendita nei sacchetti al negozio o al supermercato.
Qualora non produci secondo questi criteri produci compost da rifiuto, può essere fuori su alcuni parametri, per esempio contenere più pezzi di vetro e plastica rispetto al consentito. Il compost da rifiuti (spesso derivato dall’indifferenziato) è quindi usato soprattutto nella bonifica paesaggistica, oppure la tendenza in Italia è quella di usarlo come materiale tecnico per la copertura giornaliera delle discarica».

Chi controlla che il compost sia di qualità?
«Ogni partita viene sottoposta a una serie di analisi perché può capitare che anche in un impianto da cui esce solitamente compost di qualità capiti qualche partita che non viene bene, o perché la differenziata arriva sporca, oppure perché vi è un basso contenuto di carbonio. In questi casi automaticamente quel compost diventa rifiuto finendo in discarica. Questa è una garanzia importantissima per tutti i cittadini, ma è anche un’assunzione di responsabilità perché devono sapere che l’impianto di compostaggio è soltanto un terminale e non un trasformatore: quindi se l’organico della raccolta differenziata va in discarica è perché prima di tutto proprio i cittadini non hanno effettuato una buona differenziazione».

Il compost di qualità può essere ottenuto solo con una raccolta differenziata dell’organico porta a porta oppure ci sono altre valide alternative?
«Generalmente laddove c’è una raccolta porta a porta la purezza del compost è superiore e in alcune zone del Veneto si arriva a sfiorare il 95%. Il porta a porta però non si può fare ovunque e ci sono ottime performances anche in zone dove c’è il cassonetto stradale. Poi ovviamente ci sono casi in cui le impurezze arrivano fino al 20-25% e in quel caso c’è poco da fare, pensi che a volte ci trovano anche le batterie delle auto».

Tornando al sacchetto di compost che troviamo nei negozi, come facciamo ad avere la ganzia che si tratti di un buon prodotto?
«Come consorzio compostatori abbiamo attivata una campagna di informazione su questa problematica insieme a Coldiretti. Il cittadino che non vuole essere ingannato da delinquenti che danneggiano il sistema deve guardare tre cose. Innanzitutto verificare se nella confezione c’è un marchio di qualità, che può essere europeo o del consorzio, che sono garanzia di altissima serietà. In secondo luogo può controllare se il produttore è associato al Cic, perché questo vuol dire che l’impianto è stato visitato e controllato da qualcuno di noi. Infine va controllata la presenza dell’etichetta che riporta tutti i parametri delle analisi eseguite su quel campione».

E la Toscana come è messa sul fronte del compostaggio?
«In toscana il parco impiantistico è sufficientemente moderno e adeguato per la quantità di differenziata che si stima a regime. Poi mi sembra che stia per completarsi l’impianto di Massa e a Pontedera dovrebbe essere in corso un aggiornamento della struttura. Come raccolta invece ci sono diverse zone dove non viene fatta bene e la quantità prodotta può ancora crescere molto. Nel 2004 sono state prodotte in toscana 55mila tonnellate di compost di qualità, che nel 2005 sono diventate 60mila. Anche nel 2006 i dati saranno sicuramente in crescita, anche se il potenziale della Toscana è stato calcolato in 100mila tonnellate di compost di qualità. In ogni caso visto il trend possiamo dire che la Toscana si avvia ad entrare nelle regioni leader nella produzione di compost».

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