[29/06/2007] Rifiuti

Raee, i commenti dopo l´ennesimo rinvio (tra sollievo e preoccupazioni)

LIVORNO. Come abbiamo annunciato ieri, e come riporta anche il Soe24Ore oggi, è slittato al 31 dicembre l’avvio del nuovo sistema di gestione dei Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) previsto dal decreto legislativo 151/2005. L’Aires, l’associazione italiana retailer elettrodomestici specializzati, ha colto l’occasione del rinvio per esprimere “preoccupazione circa l’individuazione di una soluzione coerente e definitiva sullo smaltimento dei Raee”.

«Le norme in materia ambientale (dlgs 152/2006) – si legge in un comunicato - non sono conciliabili con gli adempimenti previsti per la distribuzione dalla nuova normativa sulla gestione dei Raee (dlgs 151/2005) che obbliga al ritiro gratuito dei rifiuti provenienti dai nuclei domestici. Queste norme, che prevedono sanzioni penali, impongono una serie molto complessa e onerosa di adempimenti concepiti per gli operatori professionali del settore dei rifiuti. Una semplificazione è assolutamente indispensabile per poter consentire ai distributori di operare, ritirando i Raee dei propri clienti, nei termini di legge».

«L´altro motivo di preoccupazione – continua la nota - risiede nel fatto che, a oggi, non sono state ancora create dai Comuni in gran parte del territorio nazionale le piazzole presso cui il distributore dovrebbe conferire questi rifiuti ai sensi del dlgs. 151».

Abbiamo chiesto a Gabriele Cané, amministratore delegato del gruppo Refri, un commento sul nuovo slittamento.
«La vicenda, purtroppo, non è nuova e si è ripetuta più volte nel passato a prescindere dal governo in carica, viene adottata una nuova norma che prevede decreti attuativi, questi non vengono emanati nei tempi previsti ed il risultato è che le normativa non è applicabile, la logica conseguenza sono i rinvii. Nel caso in specie esisteva un problema aggiuntivo rispetto a quelli tipici finora osservati: la norma prevede il passaggio della responsabilità e dell’onere del recupero dalla piazzola in poi dei Raee domestici, in capo ai produttori delle Apparecchiature AEE, il non rinviare l’avvio della normativa avrebbe voluto dire creare grossi problemi alle amministrazioni comunali che si sarebbero visti costretti a sopportare oneri non dovuti in quanto non più a loro carico ovvero sindaci costringere i sindaci a contrarre debiti fuori bilancio o non pagare iu servizi di un intero sistema industriale, quello che da anni si occupa del recupero dei Raee. Ben venga, quindi, lo slittamento nella speranza, però, che questo rinvio serva ad emanare tutti i decreti attuativi necessari e contenga norme di correzione della 151».

Quali in particolare?
«La 151 contiene alcune previsioni, ad esempio sulle apparecchiature usate, inutili e dannose. Se sono apparecchiature usate non sono rifiuti, hanno una loro dignità ed un loro mercato, e quindi perché inserirle nella normativa? Inoltre ci sono anche finte semplificazione che in realtà avrebbero visto un aumento degli oneri in capo ai distributori, in quanto li obbligano a ritirare, e questo va bene, ma anche a verificarne il funzionamento. Si tenga conto che a livello UE è già partita la fase di revisione della direttiva che ha portato alla emanazione del d.lgs. 151/05, ciò vuole dire che anche a livello europeo si ravvisano criticità nell’applicazione della norma.».

Può fare un esempio di queste criticità?
«Una di non poco conto è quella relativa al pentano. Vado con ordine: le apparecchiature elettriche ed elettroniche contengono alcune sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente che richiedono un’accurata gestione del bene in tutte le fasi di dismissione, dalla raccolta al trattamento. Nei frigo ad esempio sappiamo il peso ambientale, ovvero le loro conseguenze sull’ambiente, dei CFC. I CFC non si possono più usare per legge e al loro posto viene utilizzato il pentano – gas i cui vapori sono estremamente infiammabili e formano con l´aria miscele potenzialmente esplosive – però di questo pentano non si conoscono affatto gli impatti sull’ambiente. E per chi ci lavora è un problema serio».

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