[26/06/2007] Consumo

Ue, un’altra patata bollente e pure ogm

LIVORNO. Un’altra patata bollente e per giunta ogm. Si tratta della richiesta Basf di autorizzazione alla coltivazione e trasformazione in amido per uso industriale di una varietà di patata geneticamente modificata e che rischia di essere approvata al consiglio dei ministri europei dell’ambiente il 28 giugno. Dopo il sì all’aumento da 0.1 a 0.9% di contaminazione accidentale da ogm nel biologico, c’è dunque un altro rischio contro il quale Legambiente chiede (attraverso una lettera) l’intervento ai ministri Pecoraro e De Castro.

«E’ la prima proposta della Commissione per la coltivazione nell’Unione europea di una varietà transgenica dopo la decisione dell’aprile 2004 di sospendere la moratoria comunitaria sull’autorizzazione al commercio di prodotti geneticamente modificati – ricorda Legambiente -. Da allora sono state infatti concesse autorizzazioni solo per l’importazione e la trasformazione di alimenti e mangimi geneticamente modificati».

«Nel caso fosse concessa tale autorizzazione si correrebbe fortemente il rischio che le coltivazioni convenzionali e biologiche possano essere contaminate, vista l’assenza di una rigorosa normativa comunitaria in materia, con gravi danni economici per tutti gli agricoltori italiani ed europei coinvolti – ha sottolineato il direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante -. A questo vanno aggiunti i rischi non ancora valutati per la salute dei cittadini».

«Il divieto – si legge ancora nella lettera – è l’unica misura in grado di prevenire la contaminazione genetica delle colture biologiche e convenzionali, almeno sino a quando l’Unione europea non adotti norme rigorose e legalmente vincolanti in materia di coesistenza».

«Se passerà la scelta della Commissione - conclude la lettera - di imporre le coltivazioni transgeniche nonostante la forte opposizione della stragrande maggioranza dei cittadini europei, all’Italia – come a tutti gli altri Paesi contrari – per tutelare il suo patrimonio agricolo tipico e di qualità, non resterà che applicare in maniera restrittiva l’articolo 26/bis della direttiva 2001/18, secondo cui “gli Stati membri possono adottare tutte le misure opportune per evitare la presenza involontaria di OGM in altri prodotti».

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