[25/06/2007] Acqua

Arno, il vero problema resta la siccità

FIRENZE. Nel merito dei temi, la giornata di studio su “Biodiversità e progettazione sostenibile dell’ambiente fluviale” ha fornito, in alcuni casi anche a livello didattico, interessanti spunti. Andrea Agapito Ludovici del Wwf Italia ha tracciato un quadro generale sugli ambienti fluviali e sui loro problemi: siccità, alluvioni, l’emergenza continua, la scomparsa di microhabitat, la gestione scorretta degli ecosistemi, la presenza di specie alloctone «c’è la necessità di applicare seriamente la Direttiva 2000/60/CE, che si pone l’obiettivo del “buono stato ecologico” per i corpi idrici superficiali entro il 2015. E’ l’occasione, che l’Italia rischia di farsi sfuggire, per realizzare Piani di gestione di bacino idrografico partecipati, nei quali individuare quelle necessarie politiche di adattamento di cui tutti parlano in questo periodo».

L’Autorità di bacino del fiume Arno ha fornito i dati relativi al “laboratorio” del Casentino (stazione di chiusura di Subbiano, 750 Km2 e 44 km di lunghezza di asta fluviale) su cui sta studiando da oltre cinque anni.

«Il lavoro è teso alla definizione di indicatori quantitativi degli effetti al suolo del cambiamento globale, valutarne le entità e discuterne le tendenze - spiega Giovanni Menduni, segretario generale dell’Autorità di bacino - L’obiettivo strategico è individuare linee operative adeguate per la pianificazione e la progettazione degli interventi, strutturali e non strutturali alla scala di bacino».

Dall’analisi dei dati si osserva che a fronte di una diminuzione delle precipitazioni e di un aumento delle temperature registrate alla stazione di Camaldoli, la serie delle portate medie giornaliere risulta ridursi sensibilmente nel periodo 1980-2006 (rispetto al 1930-1980), diminuzione che dall’analisi delle curve di durata può arrivare al 40% soprattutto nei mesi invernali. «Le tendenze in atto - continua Menduni - sono positivamente correlate con indici di circolazione globale ed in particolare con l’oscillazione nordatlantica, suffragando l’impronta decisiva del processo alla scala planetaria sul fenomeno locale».

Da quanto emerso sembra che ci si debba preoccupare ancora degli eccessi di portata (che possono condurre al pericolo alluvioni) ma la siccità sembra essere il vero problema dato che le portate ridotte riguardano ormai due terzi dell’anno «il fiume bagna il 15% in meno della fascia riparia - prosegue Menduni - per oltre metà dell’anno. Correlando alcuni indicatori idrologici e morfologici con la disponibilità di habitat, con specifico riferimento alle specie ittiche, esiste la possibilità di perdita di biodiversità».

Le modificazioni meteoclimatiche possono avere conseguenze anche sulla dinamica geomorfologica potenziale in alveo «I dati - spiega Marcello Brugioni dell’Autorità di Bacino dell’Arno - consentono di avanzare l’ipotesi di un’analoga riduzione dei volumi solidi movimentati in alveo. In sintesi- conclude Brugioni- è risultata una diminuzione della capacità di trasporto solido in termini di volumi complessivi annui con conseguenze che sono ancora in corso di studio».

A fronte di questi elementi quali sono le indicazioni dell’Autorità di bacino? «E’ necessario pianificare e progettare in un clima dinamico - conclude Menduni - progettare in modo integrato preservando il sistema ambientale, pianificare l’uso del suolo come difesa, ed infine, effettuare interventi leggeri e polifunzionali».

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