[25/06/2007] Energia

Cleantech avanti tutta. Conti in tasca al business verde

LIVORNO. Che investire nell’ambiente e in particolare nel settore energetico possa essere un business per l’economia sono ormai i dati a sostenerlo: il mercato globale delle tecnologie ambientali- secondo quanto calcolato dal ministero dell’ambiente tedesco- ha raggiunto i mille miliardi di euro e le previsioni lo danno a 2200 miliardi al 2020. In Europa gli attuali 300 miliardi di euro si prevede che diventino tre volte tanti nel 2030, e addirittura la compagnia di assicurazioni Allianz ha calcolato che gli investimenti fatti nel 2005 di 45 miliardi di euro in impianti ad energia rinnovabile, diventeranno cinque volte tanto nel 2020.

Previsioni che potrebbero rivelarsi sin troppo prudenti, se il maggior produttore di turbine ha raddoppiato in un solo anno la sua capitalizzazione e e le quotazioni in borsa valgono poco meno di 10 miliardi di euro. Cifra analoga a quanto raccolto nel 2006 attraverso azioni di aziende impegnate in tecnologie ambientali e i fondi investimento sono proliferati negli ultimi anni un po’ a tutti i livelli.

Quindi il salto tecnologico legato alle tecnologie pulite può essere il nuovo propulsore dell’economia, a partire da quella europea: sempre dal rapporto di Allianz assicurazioni emerge che questo settore può essere la fonte di migliaia di posti di lavoro, che può rappresentare in particolare per la Germania che è già più avanti, un contributo del tutto paragonabile a quello che è stato in passato il settore dell’auto. Quindi dopo la rivoluzione informatica di dieci anni fa, il futuro e la novità a livello di economia mondiale, sembra essere la cosiddetta cleantech, la tecnologia in campo ambientale e in primo luogo nel settore delle energie rinnovabili.

A partire dal sole, in cui le ricerche si concentrano sull’evoluzione del supporto in grado di captare il calore solare per trasformarlo in energia, e sostituire quindi l’attuale sistema basato sul silicio. Settore su cui ancora molto cìè da investire in termini di ricerca scientifica e di innovazione.
Mentre sull’eolico il settore è già più maturo, sia per le installazioni che stanno crescendo con ritmi del 30% l’anno, sia per le produzioni.

E su questo settore la posizione occupata dall’Europa rispetto appunto alla rivoluzione informatica guidata dagli Usa, è di tutto rispetto. Oltre il 28% del settore mondiale della produzione di turbine è in mano ai danesi, ma anche la spagnola Gamesa e la tedesca Enercon sono a ottimi livelli.
E sono i tedeschi a dominare il settore del cleantech, detenendo il 20% del mercato delle tecnologie. Ma anche i danesi e gli spagnoli dal fronte della vecchia europa, assieme a cinesi e indiani, sono in ottima posizione di fronte agli americani. Assenti invece gli italiani, a dimostrazione del ritardo che caratterizza il nostro paese, sia dal fronte politico che industriale.

E i segnali da questo punto di vista sembrano piuttosto chiari anche da quanto emerge da una ricerca presentata dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, riguardo al settore degli spin-off. Il settore dimostrerebbe di aver capito quale è la direzione giusta di marcia, dal momento che i maggiori settori di attività creati negli ultimi anni riguardano l’informatica al primo posto e l’energia e l’ambiente al secondo. Quindi sembrerebbero dati incoraggianti, ma secondo quanto dichiara il curatore della ricerca Andrea Piccaluga «è meglio andare con i piedi di piombo» e anziché valutarli sul numero sarebbe forse più opportuno pesarne l’effettiva capacità di innovazione, e le ricadute sul settore economico. Che a quanto pare sembrerebbero molto poche.

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