[25/06/2007] Recensioni

La Recensione. Uomini e lupi di Giulio Ielardi

Questo libro di Giulio Ielardi è stato posto alla base del dibattito sui parchi al Festival dell’Editoria ambientale dell’8-9 giugno alla Stazione Leopolda di Pisa.
Vi sono raccolte dieci interviste con presentazione e post-fazione di personalità che su piani, epoche e sedi diverse hanno avuto e spesso hanno tuttora un ruolo molto importante in una vicenda non sempre conosciuta almeno nelle sue pieghe più ‘nascoste’ talvolta veri e propri gustosi e sorprendenti ‘restroscena’.

Chi scorra l’indice a partire da Maurilo Cipparone e via via a Luigi Boitani, Gianluigi Ceruti, Matteo Fusilli, Renzo Moschini, Fabio Renzi, Edo Ronchi, Giuseppe Rossi, Giuliano Tallone, Franco Tassi, Mario Tozzi fino a Luigi Bertone non faticherà certo a cogliere immediatamente la disomogeneità delle persone che a Ielardi ‘raccontano’ a ruota libera esperienze di vita, di lavoro, di impegno culturale, di ricerca scientifica, di militanza politica e istituzionale che ad un certo momento, talvolta quasi per ‘caso’, incontrano i parchi.

Non un libro però di storia dei parchi -che pure andrebbe fatto- ma di storie individuali sempre intrecciate in molti casi indissolubilmente con quella delle associazioni ambientaliste, delle Università, dei partiti, delle istituzioni locali e nazionali. C’è lo zoologo di fama per i suoi studi sul lupo e gli orsi che deve essere protetto dalla polizia nel corso di assemblee infuocate e il ‘padre’ della legge sui parchi che giorno dopo giorno deve tessere la sua difficile tela, c’è il presidente di Federparchi che dalla Comunità montana e dalla Provincia arriva alla presidenza del Parco nazionale del Gargano e poi a Roma, c’è Franco Tassi che ha impersonificato alla grande anche nei suoi clamorosi ‘infortuni’, l’esperienza di grandissimo spessore del Parco Nazionale d’Abruzzo, c’è Fulco Pratesi (basta la parola) che depone il fucile per dedicarsi agli animali in modo più amichevole e poi Fabio Renzi di Legambiente che si affianca ad una esperienza per molti versi comune e affine a quella del Wwf ma anche se ne differenzia, c’è Giuseppe Rossi ora presidente dela Parco Nazionale d’Abruzzo che appare un vero ‘predestinato’ a quel ruolo (chi incontra a 6 anni in Italia un orso che raccoglie le mele!) e chi come Tozzi al Parco dell’Arcipelago ci arriva dopo tante trasmissioni televisive per cercare di ridare una immagine dignitosa e presentabile ad un parco prigioniero politico per alcuni anni. Senza dimenticare che accanto a Giuliano Tallone un giovane che fin da piccolo –come diceva Rascel- ha vissuto e lavorato nei e per parchi c’è il prefatore Cipparone una vera bandiera e non solo in Italia di questo mondo su cui spesso sembra calare la tela o Luigi Bertone presidente in anni ormai lontani del Parco regionale del Ticino Lombardo e primo presidente del Coordinamento nazionale dei parchi e ora direttore di Federparchi.

Il lettore sicuramente gradirà scoprire accanto a episodi biografici anche singolari, curiosi ma non privi di interesse, soprattutto come sia stato possibile che esperienze, competenze, posizioni politiche culturali sovente assolutamente diverse e in epoche anch’esse diverse abbiano potuto confluire e incontrarsi su un terreno così particolare quale è quello dei parchi. Si discute molto oggi specie in riferimento alle non sempre felici scelte riguardanti i presidenti dei parchi se si è tenuto conto e in che misura delle ‘competenze’ ossia di quanto di più complicato e difficile vi sia da definire.

Ecco, la lettura del libro sgombrerà per molti versi il campo da alcune banalità proprio a questo riguardo perché si potrà constatare –prove alla mano- che le cosiddette competenze non sono appannagio esclusivo né di una categoria né di una professione; vale per i presidenti ma anche e non di meno per i direttori pur nei loro differenti ruoli. Attraverso queste leggibilissime testimonianze – merito di Ielardi che ha dato corda ma anche stuzzicato nel modo appropriato al momento giusto gli intervistati, alle quali se ne sarebbero potute aggiungere altrettante ed anche di più come ricorda giustamente e opportunamente l’autore-, si può ‘ricostruire’ senza retorica ma neppure omissis un bel tratto del percorso accidentato che non ha davvero nulla che possa somigliare lontanamente alla marcia trionfale della Aida che ha condotto però ai risultati di cui oggi giustamente siamo orgogliosi pur non nascondendoci quanto numerose siano ancora le grane e le difficoltà.

A partire dal ‘consenso’ fatica immane come ci ricordano Ronchi ma anche Boitani e altri con le ripetute minacce che in molti casi richiesero l’intervento delle forze dell’ordine. Intimidazioni accompagnate dalle accuse più fantasiose e grottesche; di portare, ad esempio, nei parchi con gli elicotteri i lupi ed anche... le vipere. Ma anche sul piano politico le grane furono serie e per qualche aspetto restano–basta leggere l’ex ministro Ronchi. I contrasti furono vivaci e Roma non sempre si trovò dalla parte giusta al Gennargentu come a Portofino. Sulle aree protette marine d’altronde non è che si siano fatti moltissimi passi avanti.

Ma non è un libro di meri ricordi più o meno piacevoli ancorchè preziosi e utili a conoscere e capire vicende che possono apparire fin troppo lontane. In quelle interviste c’è una attualità persino imbarazzante specialmente per quanto riguarda aspetti che sono attualmente all’odg che il passato può però aiutarci ad affrontare più agevolmente. Ci riferiamo al fatto che dalle interviste emerge chiaramente che vi è stata negli anni una sorta di marcia di avvicinamento tra posizioni in partenza lontane e persino contrapposte. Il movimento ambientalista che ha il merito come ricordano e rivendicano legittimamente Pratesi, Tassi, Renzi, Tallone, Cipparone di avere in anni di assoluta sordità e indifferenza politica-istituzionale continuato senza scoraggiarsi a battersi per i parchi ha via via superato la sua totale diffidenza se non ostilità verso le istituzione specialmente locali. Di contro quel mondo politico-istituzionale che considerava la tutela un lusso se non una fisima per ricchi ha dovuto aprirsi a queste istanze fino ad assumere un ruolo fondamentale.

E’ storia assai recente che riguarda il presente specie nel momento in cui si sta discutendo e decidendo se fare una nuova legge finalmente non solo urbanistica sul governo del territorio e soprattutto il nuovo Codice delle autonomie che dovrà ridisegnare profondamente ruoli e compiti che riguardano direttamente e indirettamente in maniera vitale anche i parchi e le aree protette. Una partita dall’esito tutt’altro che scontato visto quel che succede e si dice in tante sedi e regioni –tanto per fare un esempio di grande attualità- sul ruolo dei parchi anche regionali nella pianificazione, tutela della biodiversità e del paesaggio.

E ci sono i problemi che a 16 anni dalla approvazione della legge quadro andrebbero rivisti, riconsiderati alla luce di quel che concretamente è accaduto e si è fatto in questi anni. Ma sono ancora molti i timori che in più di una intervista sono riproposti e cioè che si sa da dove si parte ma non dove si potrebbe arrivare; vedi la sorte dei decreti ambientali. E tuttavia vi sono questioni non più rinviabili pena un aggravamento delle cose. Faccio un solo esempio a cui in un suo recente libro in questa stessa Collana ha fatto un puntuale e serio riferimento Giuliano Tallone ma anche alcuni degli intervistati; la vigilanza nei parchi nazionali e la dipendenza cosiddetta funzionale.

A parte lo sconcertante e grave ritardo nel trasferire come stabilisce la legge le riserve statali alle regioni e ai parchi interessati ma come si può continuare a ‘sottrarre’ -perchè di questo si tratta- la vigilanza al ‘comando’ diretto e pieno dei parchi come avviene con risultati positivi e consolidati nei parchi regionali. Ecco, il libro su questi come molti altri aspetti e profili di grandissima attualità ci aiuta non poco a capire che rimanere fermi non si può. Come sempre la storia o anche solo una seria cronaca ci aiuta a guardare con maggiore consapevolezza ed anche fiducia al presente che di problemi non ne ha certo pochi.

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