[21/06/2007] Energia

La Rosa nel Pugno contesta l´eolico incontrollato, gli ambientalisti e tecnici rispondono

LIVORNO. Dopo aver contestato i rigassificatori, la Rosa nel Pugno ha presentato anche un dossier contro l’eolico. Nel quale si parla di proliferazione incontrollata dell’energia dal vento nel nostro Paese. Un documento contro il quale l’Anev, assieme a Legambiente, Wwf e Greenpeace, ha risposto con un serie di puntualizzazioni.

«Lo sviluppo dell’eolico in Italia – si legge nel documento firmato da Anev e associazioni, che lo ricordiamo hanno firmato un protocollo d’intesa per lo sviluppo dell’eolico, impegna gli operatori più attenti alle tematiche ambientali ad una realizzazione che consenta di minimizzare gli impatti - è in grave ritardo e il Governo deve prendere velocemente provvedimenti affinché si possa giungere quanto prima a dare un quadro stabile al sistema delle fonti rinnovabili».

«Nel merito del comunicato sulla proliferazione dell’eolico – prosegue - si deve ricordare che agli impianti eolici, come per tutte le fonti rinnovabili, viene solo riconosciuto l’incentivo alla produzione dato dai certificati verdi che ne consente di compensare il maggiore costo di produzione, in virtù dei benefici ambientali che porta al sistema».

«A nulla serve poi richiamare come spauracchio – aggiunge - i 22.000 MW di richieste, per le quali peraltro l’Anev ha già ottenuto dal Gse l’automatica decadenza in caso di mancata realizzazione dopo due anni dall’ottenimento, visto che la triste realtà dei fatti nel nostro Paese ci dice che in quindici anni si sono realizzati solo 2.123 MW (quanto si realizza in Spagna, USA, India o Germania ogni anno). A nulla poi vale il discorso della minor ventosità del nostro amato Paese in quanto ancora una volta i dati reali dicono inconfutabilmente che la ventosa Germania, leader mondiale dell’eolico con 22.000 MW installati, ha una producibilità media annua inferiore a quella italiana»

«Si chiede pertanto alla Rosa nel Pugno – continua la nota - di verificare attentamente i dati contenuti nel dossier presentato e di aggiornarli con quelli ufficiali onde evitare che l’obiettivo comune di diffondere l’eolico virtuoso e rispettoso del territorio, non si trasformi in una anacronistica battaglia ai mulini a vento di donchisciottiana memoria. Infine si concorda con la necessità di emanare i decreti ancora mancanti in applicazione del D. Lgs. 387/03 che ancora mancano e che non consentono di progredire come gli impegni del Governo, della Comunità Europea e del mondo intero ci imporrebbero, con il rischio di pagare enormi penalità e di perdere una scommessa, quelle dello sfruttamento delle uniche fonti di energia nazionali esistenti in grande quantità e cioè delle fonti rinnovabili».

I firmatari sono, per l’Anev il presidente Oreste Vigorito, per Greenpeace Giuseppe Onufrio, per Ises Italia Vincenzo Naso, per il Kyoto Club Gianni Silvestrini, per Legambiente, Edoardo Zanchini.

La querelle di per sé non è assolutamente nuova. La battaglia contro l’eolico che certi partititi politici, ma anche amministratori pubblici e comitati combattono, prosegue con costanza e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sembra che l’Italia sia cosparsa di pale eoliche e poi, alla resa dei conti, in 15 anni si sono realizzati solo 2.123 MW. Abbiamo già segnalato ieri l’ultimo dei motivi di opposizione tirato fuori in quel caso dall’Udc del Mugello: “Le pale eoliche danneggiano l’attività venatoria”, a dimostrazione che, pur di dire no, vale davvero tutto. Che, invece, il global warmig incomba e, forse, i cambiamenti climatici possano causare danni molto più gravi sull’ambiente e quindi anche sulla fauna rispetto alle pale eoliche, non sembra un buon argomento. No, questo non interessa, oppure solo marginalmente anche perché c’è la convinzione (non si sa su quali basi fondata) che questi cambiamenti arrivino chissà fra quanto. E allora diventa un argomento(come su molte altre questioni) anche solo se le pale sono belle o brutte. Piacciono o non piacciono. Come se i tralicci dell’energia elettrica fossero belli.

E pare non si tenga in considerazione che l’eolico fa parte di un mix di azioni che vanno dal risparmio energetico, al solare e, almeno in una fase transitoria, al gas. Ovvero non puntare solo e soltanto sulle pale del vento. Nessuna di queste azioni da sola sarebbe, infatti, utile alla causa.

Insomma, c’è la volontà collettiva di abbandonare l’uso del petrolio e del carbone, o no? Questo non vuol dire mettere una pala eolica ovunque, ma da qui a volere una moratoria (cosa già fatta a Volterra per esempio) ce ne corre. Poi se si vuol dire che l’eolico non serve in modo da giustificare che è necessario il ritorno al nucleare, allora questa è un’altra storia e un’altra battaglia. Ma almeno non si trovino scuse.

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