[18/06/2007] Recensioni

La Recensione. Il Grande Caldo di Antonio Cianciullo

Come è ormai consuetudine da qualche anno a questa parte l’estate che dovrebbe iniziare per convenzione il 21 giugno è invece già arrivata da tempo. E dalle previsioni si preannuncia un estate particolarmente calda. Per vari aspetti ma in specialmente per le temperature. Come già l’abbiamo vissuta nel 2003. Particolarmente interessante allora da questo punto di vista è la lettura del libro di Antonio Cianciullo, pubblicato l’anno seguente a quella estate torrida. Ricordata soprattutto per l’elevato numero di vittime, in particolar modo tra gli anziani, che la canicola di quell’anno provocò. Parafrasando un grande film noir di Fritz Lang degli anni 50, in questo libro Cianciullo affronta il tema del surriscaldamento del pianeta, mettendo in evidenza il paradosso che per frenare il nemico da sconfiggere, in questo caso il caldo, si mettono in moto gli stessi meccanismi che lo hanno generato. I motori, in senso lato, creano questo sovvertimento climatico che già stiamo vivendo e con i motori cerchiamo di far fronte, nell’immediato, al problema.

Considerato ormai assolutamente indispensabile, il condizionatore diviene quindi il dispensatore del clima finto, del benessere artificiale in assenza di alternative, bloccate da un sistema produttivo arroccato in difesa del petrolio e da una classe politica incapace di accelerare le risposte adeguate a far fronte ad un cambiamento climatico che sta ormai divenendo il protagonista del nostro quotidiano.
Il condizionatore come unico modo per difendersi dal caldo, divenuto nella percezione comune e nel lessico abituale un elemento ineluttabile, ma intollerabile.

Ormai è una consapevolezza acquisita, anche per chi è stato reticente sino ad ora: il gran caldo estivo, l’inverno insolitamente tiepido, la primavera divenuta un “amarcord”, così come eventi estremi come grandi alluvioni e siccità, sono «un effetto collaterale della guerra all´ambiente scatenata bruciando in pochi decenni riserve di carbonio accumulate in ere geologiche», per usare l´espressione dell’autore. La responsabilità di tutto questo è nostra: siamo noi che bruciando combustibili fossili generiamo emissioni di gas come l´anidride carbonica e molti altri inquinanti che producono l’incremento delle concentrazioni di anidride carbonica, responsabili dell’aumento dell’effetto serra e quindi del riscaldamento del pianeta. Tutto questo fa parte ormai del consenso scientifico e adesso anche di quello politico, ma per cambiare rotta servono misure che pochi governi sono disposti a prendere.

Ne è la riprova l’esito insoddisfacente del recente G8 in Germania.
Nel suo libro però Cianciullo non si limita a mettere bene in fila i fatti accertati rispetto a anidride carbonica ed effetto serra, o fare il punto degli stanchi negoziati internazionale sul clima. Il caldo, argomenta, sta modificando non solo gli ecosistemi terrestri ma anche le nostre abitudini quotidiane e la stessa percezione del clima. Ed il libro indaga infatti come è cambiato l´immaginario collettivo verso il caldo, nel corso dei secoli. Come questo abbia cambiato il nostro vocabolario e come espressioni come effetto serra e buco dell´ozono siano divenute argomento comune, anche se non tutti sanno davvero cosa significano. Come siano cambiate le percezioni del caldo e del freddo, per effetto della tecnologia che ha cambiato il nostro modo di affrontarle. E come siamo ormai avvezzi a stare a mezze maniche d’inverno in ambienti over riscaldati e soffriamo il torcicollo per l’aria condizionata in estate.

Frutto anche dell’adeguarsi del mercato attraverso i media e la pubblicità. Come difendersi allora dal caldo, divenuto una minaccia - al limite- letale? Se come i dati diffusi dall’Oms, riportati nel libro «nell’estate del 2003 l’Europa ha pagato un prezzo di almeno 20 mila morti aggiuntivi per l’ondata di calore che si è abbattuta sul vecchio continente».
L’unica vera risposta che arriva è tecnologica appunto, e su questa il business del mercato non ha esitato a tuffarcisi. I produttori del settore ritengono che sette italiani su dieci avranno un condizionatore entro il 2015. Basta un condizionatore d’aria. Una risposta immediata ad un problema i cui effetti –ormai lo sappiamo- sono non solo immediati ma a lungo termine. Il caldo è un nemico immediato che provoca sbalzi di umore, rovina la salute, esaspera gli animi. E che a lungo termine porterà il caos sul pianeta. Per difendersi gli umani avrebbero di fronte diverse opzioni. Fra queste quella che si privilegia è la corsa all´aria condizionata, ovvero la ricerca del fresco artificiale, subito. Ed è una via seguita da molti, segnalata anche dalle istituzioni per far fronte ad un problema che avrebbe bisogno invece di risposte strutturali.

L´estate 2003, che potrebbe ripetersi quest’anno con la stessa ed eguale portata per non aver nel frattempo, appunto, messo mano a risposte strutturali, ha segnato in Italia il sorpasso del picco dei consumi elettrici estivi su quello dei consumi invernali, segnala Cianciullo. Ma è ormai un circolo vizioso: più fa caldo più aumenta il ricorso ai condizionatori, e quindi aumenta il consumo di energia ed essendo ancora prodotta con fonti fossili, aumentano anche le emissioni di gas serra e dunque il caldo.

Le alternative esistono, si conoscono, potrebbero anzi non solo rompere il circolo vizioso ma produrre effetti benefici per l’economia generale del paese oltre che di quella del pianeta; ma bisogna uscire dalla bolla di freddo artificiale e dell’attitudine ad agire in emergenza. Ed è su queste che si conclude il libro, dopo aver analizzato la psicologia che sta dietro alla percezione degli eventi meteoclimatici e alla storia che ha visto il mutare degli atteggiamenti nei loro confronti.

In un excursus che parte da pratiche come quelle elaborate dal Rocky Mountain Institute creato da L. Hunter Lovins e Amory B. Lovins in Colorado, che hanno costruito un edificio in modo da usare il sole che riceve in modo passivo per conservare il calore o il fresco, a seconda delle stagioni. E che ricorda la tecnologia della casa bioclimatica che coniuga vecchi accorgimenti architettonici e nuovissime tecnologie in modo da adattare gli edifici al clima del luogo, freschi e ventilati dove fa caldo, tiepidi e luminosi nei climi freddi. Segnala le iniziative come i tetti verdi di Tokyo, la capitale giapponese dove hanno deciso di coltivare prati sui tetti per diminuire il calore assorbito dall´edificio.

Rimedi alternativi alla tecnologia del condizionatore d’aria, che non alimentano la concentrazione di anidride carbonica. Comunque non sufficienti a invertire il surriscaldamento climatico del pianeta se non si interviene sulle grandi generatrici del problema. A partire dal sistema di produzione energetica per arrivare a livello architettonico sulle grandi aree urbane, massime consumatrici di energia: con un misto di decongestione del traffico, aree verdi, pannelli solari sugli edifici pubblici, stili di vita meno energivori.

In fondo è proprio lo stile di vita che ci porta a non sopportare più il caldo. Non c’è più tempo per fare la siesta nelle ore in cui la canicola è più insopportabile e non ci sono quasi più tavoli ombreggiati dalle chiome di un albero in città, per rinfrescarsi con una bibita fresca nella pausa del lavoro. Sostituiti da box in cui l’aria è artificiale. «E se ci sono 40 gradi all’ombra, lavorare a ritmo serrato in un blocco di cemento dalle finestre bloccate è molto difficile senza l’aria condizionata». Provare per credere.

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