[13/06/2007] Comunicati

Servizi pubblici e aggregazioni: il nord si muove, la Toscana discute

FIRENZE. I quotidiani italiani oggi danno ampio risalto a quella che sarebbe nei fatti un abbozzo di contromossa alla fusione delle ex municipalizzate lombarde Aes-Asm , che nelle settimane scorse hanno finalizzato un’operazione su cui lavoravano da tempo dando vita alla più grande multiutility italiana. Gli altri big non stanno certo a guardare e venerdì a Bologna si sarebbero incontrati i vertici di Hera (Emilia Romagna), quelli di Acea (Lazio), il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e il segretario dei Ds Piero Fassino. All’ordine del giorno dell’incontro un primo approccio per verificare la possibilità di fusione tra Hera, Acea e le ex municipalizzate toscane, che comunque almeno in questo primo incontro non erano rappresentate, se non indirettamente da Publiacqua, che è partecipata dal comune di Firenze e che è anche dentro Acea.

«Il sindaco Domenici non ha partecipato all’incontro» precisano dall’ufficio stampa del Comune, anche se l’assessore alle partecipate Tea Albini ha ammesso di guardare con interesse ai possibili sviluppi. Lunedì prossimo intanto a Palazzo Vecchio ci sarà una nuova riunione per discutere della holding regionale dei servizi pubblici: «un progetto mastodontico che ha bisogno dei suoi tempi ha detto l’assessore fiorentino Albini. Ma mentre in Toscana si discute di “progetti mastodontici”, si siglano protocolli e intese, si avanzano bozze di proposte, si rilasciano dochiarazioni d´intenti, al settentrione “si fa”. A prescindere da Lanzillotta, protocolli di area vasta, patti per i servizi pubblici, leggi regionali ecc.......

Ne abbiamo parlato con Agostino Fragai, l’assessore regionale che si è occupato in prima persona di elaborare la bozza di legge sui servizi pubblici locali.

«Io penso che un’ipotesi di fusione di questo genere non potrebbe che favorire e dare slancio al processo aggregativo in atto tra le aziende toscane. E dall’altra parte sarebbe più che opportuno che una più grande impresa potesse contare su un nocciolo duro che provenga dalle ex municipalizzate toscane».

Quindi l’idea non dispiacerebbe alla Toscana?
«Se io guardo alle modalità con cui sono offerti in altri Paesi europei i servizi pubblici trovo o piccolissime aziende in house, con comuni che fanno tutto da soli, oppure nella maggior parte dei casi grande imprese, che talvolta assumono addirittura un carattere nazionale. Prima o poi anche noi se vogliamo garantire anche in futuro un ruolo pubblico dobbiamo adattarci alla situazione».

Non pensa che un’ipotesi di questo genere sia una presa d’atto – seppur indiretta - del fatto che mentre in altre zone le cose si fanno, in Toscana non si riesce ad andare al di là di protocolli d’intesa e dichiarazioni d’intenti?
«Non lo penso, però mi rendo conto perfettamente che se non facciamo in fretta, se non ci dotiamo di atteggiamento comune, qualsiasi siano le forme, rischiamo di essere assorbiti dal sistema e soprattutto di non avere poi abbastanza voce in capitolo».

Quindi le varie ipotesi toscane in campo (holding dei servizi pubblici, aggregazione degli Ato, legge regionale..) possono essere considerate propedeutiche a un’eventuale fusione con Hera e Acea?
«Io penso che l’idea debba essere quella di rimettere insieme i vari pacchetti di controllo pubblico sulle varie società per dare forza al pubblico e poter quindi interloquire con eventuali partner privati».


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