[12/06/2007] Comunicati

No ai brevetti su piante coltivate e animali da allevamento

ROMA. “No Patents on Seeds” è una petizione/coalizione mondiale, sostenuta da Greenpeace, Swissaid e Coldiretti, ed estesa a più di trenta associazioni agricole del mondo e centinaia di altre organizzazioni (www.no-patents-on-seeds.org), e realizzata dopo che all’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) erano giunte di registrare sementi e le parti commestibili, o l’intera pianta, di vegetali come il broccolo, cosa che, secondo la petizione, avverrebbe a danno soprattutto dei Paesi più poveri.

Per questo “No Patent on Seeds” chiede il divieto mondiale per la brevettabilità di sementi e animali da allevamento perché teme che, soprattutto in Europa, si diffondano sempre più brevetti su organismi viventi coltivati o da allevamento ottenuti con convenzionali tecniche di selezione.
«Le grandi multinazionali come Syngenta, stanno chiedendo brevetti su colture fondamentali come il riso - ha spiegato durante una riunione di esperti Fao, Tina Goethe di Swissaid - La coalizione mondiale continuerà a fare pressione sulle multinazionali come Syngenta per bloccare questi brevetti che minacciano la sicurezza alimentare a livello mondiale».

«Dobbiamo fermare la brevettabilità delle risorse genetiche di piante e animali convenzionali, altrimenti agricoltori e consumatori perderanno il controllo della filiera agroalimentare dalla terra alla tavola – sottolinea la Coldiretti - L’obiettivo è difendere non solo la sovranità alimentare, ma anche un modello di agricoltura sostenibile che rispetti la qualità e la biodiversità. Questo modello grazie ai requisiti garantiti dalle imprese agricole interessate dalla Pac rappresenta un patrimonio inalienabile per la società di oggi e domani.

Ma Greenpeace non è solo preoccupata per queste richieste di monopolio. Secondo l’associazione ambientalista «la multinazionale statunitense Monsanto sta predisponendo dozzine di richieste nell’ambito dell’allevamento convenzionale di maiali. Brevetti sugli animali da allevamento servirebbero solo ad aiutare le grandi aziende che controllano le varietà genetiche delle razze animali, ad aumentare potere e controllo del mercato, come ha sottolineato una recente ricerca della League for pastoral peoples and endogenous livestock development. Per gli allevatori di piccole dimensioni diventa molto difficile competere quando i sussidi pubblici, i fondi per la ricerca e i regolamenti favoriscono l’industria».

Secondo Federica Ferrario, di Greenpeace Italia, la Monsanto, dopo essere diventata leader nel settore delle sementi, starebbe pianificando il controllo del settore zootecnico, «Siamo perciò contenti che la FAO stia affrontando questo tema, in un momento che può essere decisivo per la disponibilità futura di alimenti a livello mondiale».

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