[28/02/2006] Parchi

Pesca abusiva, Greenpeace all´attacco

ROMA - La nave di Greenpeace, Esperanza, si prepara a salpare per contrastare la pesca pirata, che rappresenta circa il 20% della pesca globale, con un fatturato tra i 4 e i 9 miliardi di dollari, ma si lascia dietro una scia di distruzione ambientale e sociale.

La pesca pirata del tonno atlantico è l’esempio più clamoroso di un problema che è globale e riguarda tutti i mari del mondo e praticamente ogni tipo di pesce. L´impatto sulle popolazioni ittiche è aggravato dalla distruzione dell´ambiente e della biodiversità marina. Con palamiti lunghi anche 100 chilometri, cavi di nylon da cui pendono migliaia di ami, i pirati catturano tartarughe marine, squali ed uccelli marini, rigettati morti in mare a milioni ogni anno.

Un’attività illegale che riguarda anche la costa toscana, con continue segnalazioni di episodi di pesca abusiva, illegale, fin dentro le aree marine protette dal parco dell’Arcipelago e che alimentano un mercato nero del pesce che danneggia i piccoli pescatori professionisti.

Numerosi gli interventi, i sequestri di attrezzi di pesca abusivi e le sanzioni inflitte da Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza, ma il fenomeno non sembra calare. Tra le pesche illegali più distruttive sicuramente quella a strascico sottocosta, la pesca subacquea con autorespiratori, anche notturna, una delle attività di bracconaggio più usuale nelle isole toscane, ma anche le spadare, messe fuorilegge da anni, in cui incappano i cetacei che dovrebbero essere protetti dal Santuario dei mammiferi marini.

«Vogliamo denunciare l´attività delle flotte che operano impunite in ogni parte del mondo, dall´Oceano Antartico al Pacifico e all´Atlantico, comprese le spadare italiane nel Mediterraneo» dichiara Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di Greenpeace. «Bisogna chiudere i porti ai pescherecci pirata, negare loro l´accesso ai mercati e intraprendere azioni legali nei confronti di quelle aziende che ne sostengono le attività, commercializzando i prodotti di questo furto in grande scala».

A Parigi il 2 e 3 marzo si terrà la riunione della task force ministeriale Ocse sulla pesca d´altura, che dovrà decidere anche le iniziative da adottare contro la pesca pirata. "Sotto l´egida della Fao, cinque anni fa, i governi hanno già concordato un piano d´azione internazionale contro la pesca pirata (detta IUU ovvero Illegal, Unregulated and Unreported)"
commenta Giannì " I governi devono smettere di chiacchierare e cominciare ad agire sul serio chiudendo porti e mercati e perseguendo chi sostiene i pirati".

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