[07/06/2007] Acqua

Acqua pubblica, ma come?

LIVORNO. Un emendamento voluto da una parte della sinistra sul quale il governo dovrebbe porre la fiducia nella riforma delle liberalizzazioni, prevede che la titolarità delle concessioni di derivazione delle acque pubbliche debba essere assegnata a enti pubblici entro il 2020. «Questo vuol dire – ricordava la capogruppo in consiglio comunale a Firenze di Unaltracittà/Unaltromondo Ornella De Zordo - che alla scadenze delle attuali concessioni tutte le società per azioni in mano ai privati dovranno lasciare il campo a enti esclusivamente pubblici».

La situazione di Firenze, dove l’acqua è gestita da Publiacqua, è simile a quella di molte altre città toscane e italiane: spa a maggioranza pubblica con partner industriali privati o pubblico-privati. Sullo scenario che potrebbe venire a delinearsi qualora l’emendamento fosse approvato, abbiamo chiesto un parere a Fabio Baldassarri, presidente di Asa Livorno.

«In linea generale capisco che il problema delle acque sia diverso da altri servizi come i trasporti i rifiuti o altri – premette Baldassarri - L’acqua infatti è un bene primario e deve essere garantito, come oggi avviene attraverso la titolarità dei comuni sugli Ato».

Il presidente di Asa si dice poi «abbastanza d’accordo sulla necessità di andare in gara liberalizzando il mercato», ma esprime molti dubbi sulla reale fattibilità tecnica di un ritorno al pubblico: «Che si possa tornare indietro riacquistando le quote di proprietà privata da parte degli enti pubblici, mi resta difficile da capire e da supporre – conclude – sia per una questione prettamente economica: quanti e quali enti saranno in grado di riacquistare le quote in mano oggi a partner industriali? E poi perché mi pare che finora nessuno abbia detto con quali forme e con quali modi potrebbe essere realizzato il passaggio».

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