[07/06/2007] Parchi

Cites: salve la balene, non i rinoceronti neri

LIVORNO. Il tentativo di Giappone e Islanda di rimuovere i divieti di caccia alle balene è naufragato, sconfitta da un voto di 55 contrari, 28 favorevoli e 13 astensioni, anche al Cites, la convenzione su commercio internazionale della specie in pericolo. E’ stata invece accolta con 60 voti favorevoli una controproposta australiana che vieta qualsiasi revisione per la caccia alle grandi balene ed il mantenimento della moratoria confermata recentemente dall’Iwc.

Le decisioni sono state prese da uno dei comitati interni del Cites e dovranno essere ratificate da tutte le parti aderenti alla Convenzione entro il 15 giugno, alla conclusione del congresso Cites dell’Aja. Ma mentre i grandi mammiferi marini sembrano salvi, non sembra andare così bene per un gigante terrestre: il rinoceronte nero.

Il tentativo del Kenia di abrogare le quote di caccia assegnate alla Namibia ed al Sudafrica è stato sconfitto con 65 voti contrari, 15 favorevoli e 11 astensioni. Le offerte dalla Ruanda e dalla Repubblica democratica di Congo di acquistare i rinoceronti neri maschi “eccedenti” e di assumersi i costi di spostamento nei loro parchi, sono stati ignorati da Sudafrica e Namibia. A sostenere la continuazione della caccia ai rinoceronti sono stati soprattutto il Botswana, paese “produttore”, ed il Giappone, uno dei maggiori consumatori di corni di rinoceronti.

Le quote per i rinoceronti neri sono state stabilite dal Cites nel 2004, ma intanto una sottospecie di questo animale, il Diceros bicornis longipes, che viveva solo in Camerun, è stata dichiarata estinta, mentre in Ruanda sopravvive un solo esemplare della sottospecie, Diceros bicornis michaeli, dopo che un altro è stato ucciso nel 2006.

I rinoceronti neri vivono solo in Africa, dove la popolazione di questi animali è diminuita del 90% negli ultimi 60 anni, raggiungendo il numero più basso, 2.410 capi, nel 1995, dopo l’aumento della protezione sono arrivati a 3.610 nel 2005, ma nel 1970 erano almeno 65 mila.

«Questo aumento della popolazione è molto incoraggiante - ha detto Sue Lieberman, direttore del global species programme del Wwf - ma sono necessarie le misure protezione ed applicazioni delle leggi migliori per i rinoceronti neri, soprattutto nella Repubblica democratica di Congo (Rdc) e nello Zimbabwe».

I corni di rinoceronte finiscono sui mercati illegali asiatici e del Medio Oriente, in cui sono usati come medicine tradizionali e, soprattutto in Yemen, per fabbricare manici dei coltelli tribali. Questo mercato è alimentato soprattutto dal bracconaggio in atto nello Zimbabwe e nell’Rdc, dove, secondo l’associazione Traffic, il 60% delle popolazioni di rinoceronte è stata uccisa illegalmente fra il 2003 e il 2005. Un traffico illegale davvero difficile da fermare in un Paese come la Rdc, dove la guerriglia è endemica, o nello Zimbabwe vittima della dittatura di Mugabe e della carestia. Nonostante questo in Africa viene recuperato il 42% dei corni provenienti dal commercio illegale.

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