[06/06/2007] Comunicati

La cocaina nell’aria e l’overdose da scoop!

LIVORNO. Sul bolg “made in Italy”, ospitato nel sito di “Le Scienze”, si può leggere un impietoso ed istruttivo articolo di Marco Cattaneo, intitolato “la bufala della cocaina”, che la dice lunga sul tormentato e scivoloso rapporto tra media e scienza e sulla scientificità dei fatti raccontati sui giornali.

Cattaneo affonda subito la perfida penna nella ferita, ma non un grido di protesta si è sollevato dalle sue vittime: «Chi più chi meno - con la parziale eccezione di “Avvenire”, che ha avuto l’accortezza di chiedere ragguagli a un farmacologo - ci sono cascati tutti: dal “Corriere” a “Repubblica”, dal berlusconiano “Il Giornale” al comunista “Il Manifesto”, a “La Stampa”, che ha scomodato una firma nobile come quella di Massimo Gramellini. Per non parlare dell’alzata di scudi dei politici (ma non erano loro quelli trovati positivi in massa all’antidoping delle Iene?), che sono corsi ai microfoni per definire il fatto “gravissimo”, non aggiungendo nulla – come sempre – alla concretezza del dibattito».

Ma di cosa si tratta? Della notizia sparata in prima pagina da molti giornali il 1° giugno, più o meno con questo titolo: «Cocaina nell’aria di Roma», con l’aggiunta tra il preoccupato e lo speranzoso: «per sniffare, nella capitale, basta respirare». Il tutto dopo che il Cnr che, analizzando l’aria di Roma, aveva trovato in alcuni quartieri una concentrazione da 0,01 a 0,1 nanogrammi per metro cubo di cocaina.

Per Cattaneo basterebbe padroneggiare le quattro operazioni della matematica per capire che si tratta di un allarme inesistente: «Proviamo a fare una moltiplicazione: il totale della cocaina presente deve essere uguale alla concentrazione moltiplicata per il volume. Allora diciamo che l’area di Roma “indagata” sia vasta in tutto dieci chilometri per dieci. O meglio, proviamo con un cerchio. Un cerchio di 10 chilometri di raggio. La superficie di un cerchio simile, centrato diciamo a piazza Navona – raggio per raggio per tre e quattordici, ricordate? – è di 314 chilometri quadrati. In metri, 314 milioni di metri quadrati. Immaginiamo anche che la concentrazione di cocaina riscontrata sia uniforme (non lo è, ma immaginiamolo…) per un’altezza di 5 metri sopra la capitale (ah, qualcuno ha scritto pure “Cocaina nei cieli di Roma”, come se l’avessero misurata con i palloni aerostatici: è nell’aria, ma vicino al suolo…). Il volume complessivo, un cilindro largo e piatto, sarebbe dunque di 1570 milioni di metri cubi. Vale a dire 1,570 miliardi di metri cubi. Ebbene, supponiamo che la concentrazione media sia la metà del valore più alto riscontrato dal CNR, diciamo 0,05 nanogrammi per metro cubo, ovvero 0,05 miliardesimi di grammo per metro cubo. Moltiplicando (complicato, un’altra moltiplicazione…) 0,05 miliardesimi per 1,570 miliardi si arriva a un numero importante, davvero importante per valutare tutto il peso di questa inquietante vicenda: 78,5».

Confessiamo di esserci un po’ persi, ma Cattaneo ci spiega che prendendo per buoni i valori del Cnr , potremmo raccattare «78,5 milligrammi di coca. Valore commerciale (a 50 euro al grammo) 3,9 euro».

Poi il buon Cattaneo ci affibbia un altro compitino: «provate a prendere un grammo di farina, circa un terzo di un cucchiaino da caffè, e dividetelo in 80 porzioni, se ci riuscite. Una di quelle porzioni, una sola di quelle 80 porzioni, è tutta la cocaina che trovereste diluita in tutta l’aria di tutta la capitale. allora, cari colleghi, prima di scrivere che i bambini “respirano polvere bianca nell’aria che circonda gli asili”, di chiedervi “chi sparge ai quattro venti droga nelle metropoli?” e “chi organizza droga-party a Villa Ada”, telefonate a una vostra amica, bistrattata insegnante di matematica alla scuola media dietro casa: vi spiegherà che è molta di più la coca che potrebbe trovare la domestica spolverando in certi appartamenti di Vop di quella che ammorba l’aria di Roma. Ma no, c’è la notizia, si va in prima pagina. E chissenefrega dei numeri?».

Ma Cattaneo sa che anche la scienza qualche volta ci marcia con il sensazionalismo e che sempre più, per imporre la oro ricerca, gli scienziati sgomitano per conquistare le prime pagine dei quotidiani più che le copertine disadorne delle pubblicazioni specialistiche: «un ricercatore sa benissimo che un giornalista di cronaca non ha la più pallida idea di che cosa sia un nanogrammo. E sa sicuramente la differenza che passa tra la cocaina – che i consumatori abituali assumono ogni giorno in quantità miliardi di volte superiori alla concentrazione rilevata nell’aria – e un cancerogeno, che può provocare mutagenesi anche in tracce. Un ricercatore, un chimico, queste cose le sa. E se non le sa lui dovrebbe quanto meno informarsi presso un collega tossicologo. Morale: se diamo numeri che le persone non sono in grado di percepire, espressi in nanogrammi appunto, non facciamo una buona informazione. Non sarebbe stato più corretto fargli la moltiplicazione lì per lì, ai giornalisti? Dare dei numeri comprensibili per gente che è abituata a comprare un chilo di farina (ops…) o due etti di prosciutto…»

Insomma, l’unica cosa veramente drogata in questa storia è stata l’informazione, e ben venga il Cattaneo di turno, dati scientifici e matematica alla mano, a farci uscire ogni tanto dall’overdose da scoop e notizie sensazionali.

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