[04/06/2007] Rifiuti

Consumi, rifiuti e dissonanza cognitiva

LIVORNO. Consumare, ormai, non è un verbo, ma una parola d´ordine. E “consumo dunque sono” potrebbe essere uno slogan di una qualunque campagna pubblicitaria. Come quella in voga, non a caso, con il Governo Berlusconi (vi ricordate il signore che aveva appena acquistato un prodotto e tutta la gente che lo incontrava lo ringraziava?). I media sembrano interessati solo a misurarne gli scostamenti e c’è grande attesa per sapere i dati Istat sulla “spesa delle famiglie” che verranno presentati venerdì.

Questi specifici consumi, infatti, rappresentano il 59% del valore complessivo del Pil. Oltre la metà del Pil, quindi, è formato dai nostri consumi. Si annuncia però che consumiamo poco. Su tutti i giornali poi, si indaga non solo sul quanto, ma anche sul che cosa consumiamo principalmente. Si scopre che il latte Granarolo è il più venduto e che rispetto agli altri Paesi europei compriamo più acqua, frutta e Smart (l’auto).

Niente di nuovo, si dirà, appunto. Come niente di nuovo si registra su quelle che il Sole24Ore chiama tendenze nel marketing. “Il marketing si guida con stile”, è il titolo dell’articolo di Rosalba Reggio a pagina 15. Si parala di Design Radicale raccontando che per realizzare una nuova lampada c’è voluto un gruppo di lavoro guidato da una designer che ha messo insieme psicologi, medici, sociologi ecc. Per realizzare, appunto, una lampada. Si è studiato il tipo di luce di cui “ha bisogno l’uomo”. “Se il prodotto non è bello non vende” si legge, una banalità verrebbe da dire.

Il pezzo si chiude con uno sguardo al futuro di Luigi Bistagnino, docente di disegno industriale del Politecnico di Torino, che sostiene: “Bisogna ricominciare a progettare e a rischiare. Altrimenti si contribuirà ad alimentare un mondo pieno di prodotti uguali”.

Nella stessa pagina – di spalla – c’è un altro articolo dal titolo “Il riciclo si ispira al signor Lavoisier”. Non si capisce il motivo di fondo che ha spinto il redattore della pagina a porre i due pezzi l’uno accanto all’altro. Il fil rouge ci sarebbe ( e anche qualcosa di più di un filo rosso), ma in alcun modo viene espletato dal giornale. Anche perché in questo articolo si affronta il tema dei rifiuti partendo da Napoli per arrivare al riciclo, citando appunto la legge di Lavoiser (Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.........degradandosi). Una trasformazione che non passerebbe dalle discariche, né dagli inceneritori, ma dal dissociatore molecolare e dal tritarifiuti. Due gli omissis: il primo sul dissociatore molecolare, del quale si cantano le lodi senza dire che comunque incenerisce a 400 gradi ( e dunque è una tecnologia fra le tante - magari anche la migliore -, dell´incenerimento e che, come tale, proprio per la legge di Lavoiser, ha emissioni e produce a sua volta rifiuti); il secondo sul tritarifiuti, che si dice produca granelli di polvere con i quali produrre energia, ma non si dice come l’energia da questi granelli la si fa ( sarà mica bruciandoli?). Queste non possono essere dimenticanze, diciamo che sono non conoscenze. Di cui il lettore comune è ignaro!

Da una parte, comuqnue, si dice che bisogna creare per vendere (altrimenti i consumi calano...) e per farlo l’unica strada è l’innovazione di prodotto spinta. Dall’altra si dice che, guarda strano, i rifiuti aumentano e bisogna trovare una soluzione per trattarli (guardando come sempre il problema a partire da valle e non da monte). Che le due cose siano legate a doppia mandata non viene minimante preso in considerazione. Che l’innovazione rischi per lo più di ripetere all’infinito un modello insostenibile che non riguarda praticamente mai il processo (con la diminuzione dei flussi di materia) ma solo il prodotto, è anche questa materia che non trova spazio nelle analisi mediatiche. Eppure, da qualche altra parte si parla di riduzione. Si parla e basta però, perchè anche quando si scrive, si adopera rigorosamente carta non riciclata anche da parte delle amministrazioni pubbliche che non rispettano le leggi e dei sostenitori dell´obiettivo "rifiuti zero"!

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