[04/06/2007] Comunicati
LIVORNO. Il Wwf sceglie la giornata mondiale dell’ambiente per rivolgere al presidente del consiglio Romano Prodi cinque domande secche: Esiste nel nostro paese una ‘regia’ in grado di stabilire le priorità delle politiche ambientali? Quali sono gli obiettivi concreti che si è posto il Governo per riuscire a cavalcare l’onda dei cambiamenti globali senza rischiare di esserne travolto? Esiste una visione a lungo termine o non prevalgono ancora interessi corporativi e di settore? Quali sono gli investimenti del Governo sulla sfida globale che viene posta dalle emergenze ambientali? Rispetto alle leggi ancora attese da quale si comincia fin da domani?
Domande che scaturiscono da una sostanziale bocciatura al governo Prodi sulle questioni ambientali: «il giudizio complessivo è purtroppo ancora insufficiente rispetto agli sforzi messi in campo» spiegano dal Wwf, che in un documento di 29 pagine elenca e i ‘cardini’ ambientali su cui dovrebbe poggiare l’intero programma.
A salvarsi dalla bocciatura del Wwf è la gestione delle aree protette dove si è invertita la tendenza sui commissariamenti e si sono stanziati più fondi per i parchi.
E’ invece negativo il parere sulla difesa della biodiversità «perché manca ancora la definizione della Strategia nazionale per la biodiversità, che ne dovrebbe fotografare lo stato di salute nel nostro paese, tra le maggiori in Europa in termini di ricchezza di specie ed habitat, ed individuare le azioni necessarie per la conservazione e l´uso sostenibile della diversità biologica». Così come è negativo per la tutela della risorsa idrica e difesa del suolo, dove «non sono stati resi operativi i principi positivi elencati nel programma elettorale». Anche in materia di tutela paesaggistico ambientale è negativo il giudizio a causa «delle numerose e gravi questioni irrisolte e delle proposte di legge in rotta di collisione con qualsiasi criterio di uso sostenibile del territorio.
Pollice verso anche per trasporti e infrastrutture , dove la frammentazione delle competenze ministeriali e la mancanza di concertazione con il dicastero dell’Ambiente sta portando a scelte contraddittorie.
Infine ecco le materie in cui il governo sarebbe stato “rimandato”. Insufficiente ma sulla buona strada per quel che riguarda l’applicazione della direttiva habitat (passi in avanti per recuperare la situazione che ha portato alle numerose procedure di infrazione da parte della Ue ma non si è riusciti a convertire in legge i decreti); sulla riforma del codice dell’ambiente; Sull’educazione ambientale .
Il capitolo cruciale riguarda infine le politiche energetiche messe in moto in questo primo anno di Governo dove «nessun provvedimento mostra un’efficacia capace di iniziare ad invertire l’attuale trend di emissioni del paese sempre più lontano dagli obiettivi di Kyoto».
Nel Dossier presentato oggi il Wwf Italia riassume anche in un decalogo gli strumenti essenziali che servono al Governo in carica affinchè l’Italia possa mettere in moto una difesa dell’ambiente, della salute e del territorio a tutto campo.
Dare piena attuazione alla Convenzione Internazionale per la Biodiversità e dotare il nostro Paese degli strumenti indispensabili per la loro corretta gestione (Carta della Natura, Reti Ecologiche, ecc.);
Dare un corretto recepimento e piena attuazione alla Direttiva quadro europea 2000/60 sulla tutela delle acque
Operare affinché venga approvato il Regolamento Reach
Dotare il nostro Paese di un Piano Energetico Nazionale che segni una vera svolta dai combustibili fossili verso politiche di risparmio energetico, efficienza, fonti rinnovabili
Superare la “Legge Obiettivo” sulle “grandi opere” e i provvedimenti derivati
Abrogare il decreto legislativo ambientale (Dlgs 152/2006), Legge delega
Prendere decisioni innovative di protezione della fauna marina e non acconsentire più alcuna deroga sulle reti derivanti (spadare)
Immediato abbandono della precarietà economico-gestionale dei parchi
Non più differibile la conferenza nazionale su energia e ambiente, formalmente decisa dal Consiglio dei Ministri già nel dicembre del 2006 e confermata alla fine di maggio con un decreto interministeriale Sviluppo economico- ambiente
Restituire ai Ministeri della tutela, cioè Ambiente e Beni Culturali, la loro naturale funzione di supervisione, controllo, promozione e valorizzazione.