[01/06/2007] Rifiuti

Troppi rifiuti da recuperare, Tred Livorno ha bisogno di nuove aree

LIVORNO. Le organizzazioni sindacali Fiom, Fim e Uilm esprimono preoccupazione per le sorti della Tred di Livorno. La situazione in cui versa la società mista pubblico-privata che gestisce un impianto di trattamento e recupero di materiali componenti i beni durevoli dismessi, provenienti sia da utenze domestiche che da attività produttive, è conosciuta da tempo, ma col passare dei mesi sta peggiorando. Attenzione però, il problema non è assolutamente il calo di lavoro, bensì l’opposto: c’è moltissimo da fare e quindi per rispondere alle esigenze dei clienti c’è la necessità di trovare una sede più adeguata.

«Il punto è – ha spiegato Enrico Pedini della Fiom Cgil – che questa attività è cresciuta moltissimo e ha talmente tanto lavoro che rischia di scoppiare nell’area dove attualmente ha la sede. Vorrei ricordare che questa azienda ha circa 40 dipendenti tra diretti e indiretti, fa un lavoro importantissimo dal punto di vista ambientale e ha grandi potenzialità di crescita vista l’evoluzione delle leggi in materia sul recupero dei prodotti cosiddetti del bianco e del grigio. Ovvero frigoriferi, lavatrici, ma anche computer e televisori (i Raee, ndr)».

«Da anni – ha proseguito Pedini – Tred cerca una nuova sede perché quella attuale (via delle Sorgenti, ndr) è ormai troppo piccola. In passato si è parlato di un terreno vicino al Biscottino, di circa 20mila metri quadrati; poi di un’altra area in zona ex Cmf, ma alla fine non se ne è fatto di niente. E ora siamo di fronte a questo scenario: o si trova una soluzione almeno transitoria, oppure c’è il rischio che a Livorno resti un deposito e la Tred se ne vada in una zona che le mette a disposizione ciò di cui ha bisogno».

L’area ‘transitoria’ sarebbe anche già stata trovata dalla stessa azienda. «Si tratta di capannoni in area retroportuale – ha spiegato sempre Pedini - ma c’è una difficoltà in relazione alla competenza amministrativa della Provincia. Perché la questione rifiuti rientra nel piano provinciale».

«Ora noi – ha aggiunto - siamo fortemente preoccupati perché la Tred opera in un complesso di aziende che fanno capo alla Refri e che si muovono in campo nazionale e che quindi se non verrà trovata una soluzione potrebbero anche decidere di andarsene. Tra diretti e indiretti, come dicevo, lavorano in Tred a Livorno 40-45 dipendenti, ma questa attività potrebbe anche arrivare ad occuparne un centinaio. Basta dire che attualmente si recupera 3 chili di questo genere di rifiuti ad abitante e che, secondo le previsioni, si dovrebbe arrivare a 14. Tra l’altro i materiali recuperati dallo smantellamento dei prodotti sono appetibili sul mercato, come ad esempio il rame che è diventato oro. Oppure il vetro dei televisori che viene venduto al Giappone. Senza considerare le ricadute positive sull’ambiente. Inoltre questa attività ha dato un utile anche all’Aamps (la piattaforma Tred è nata nel 99’, in seguito al decreto Ronchi, da un accordo tra Aamps appunto e Refri, ndr)».

C’è dunque bisogno di una soluzione e con una certa urgenza. «Per questo – ha continuato Pedini - abbiamo chiesto al Comune e alla provincia, in particolare al vicesindaco Alessandro Atturio e al presidente Giorgio Kutufà, un incontro. Le questioni sono due: la prima, che le questioni amministrative vengano superate e così anche i permessi vengano rapidamente risolti non in tempi biblici per la sede transitoria. L’altra, che sia il Comune sia la Provincia sia l’Aamps si impegnino per l’individuazione di un nuovo stabilimento. Abbiamo il terrore che la situazione esploda, anche dal punto di vista della sicurezza e dell’ambiente. Questioni serie quindi. Da risolvere il prima possibile, non setto o otto mesi perché sarebbe troppo tardi. I tempi, infatti, li decide il mercato».

Abbiamo chiesto anche al vicesindaco Alessandra Atturio come stanno le cose.
«Non me ne sono occupata negli ultimi tempi, conosco comunque bene la questione. So che la Tred sta crescendo e che lo farà ancora di più e inoltre che si tratta di un’attività estremamente utile. Ho già parlato con i sindacati e sto cercando di capire dov’è questa pratica. La prima cosa da fare mi sembra quella di trovare la sede transitoria per affrontare l’emergenza, lavorando comunque anche sulla ricerca di una sede definitiva. Parallelamente questo problema dovrà essere affrontato insieme alla Provincia, competente per il piano dei rifiuti».

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