[31/05/2007] Aria

Il Pil del mondo aumenta meno, la sostenibilità quasi per nulla

LIVORNO. Dal dipartimento degli affari economici e sociali (Desa) dell’Onu arrivano brutte notizie per i cantori della crescita illimitata: il tasso di crescita del prodotto interno lordo mondiale dovrebbe aumentare nel 2007 “solo” del 3,4% contro il 4% del 2006.

Secondo Rob Vos, autore del rapporto sulla situazione e le prospettive economiche nel mondo, questo è dovuto soprattutto al calo del mercato immobiliare Usa: «il deterioramento di questo mercato e il rallentamento dell’economia americana che ne segue rappresenta una minaccia per la crescita nel mondo e per le prospettive delle economie in via di sviluppo».

Il Pil degli Usa dovrebbe rallentare al 2,1% nel 2007 contro una crescita del 3,3% nel 2006, mentre l´Unione Europea registra la crescita più forte dal 2000: + 2,7% nel 2006, ma anche se gli indicatori restano favorevoli, l’Ue rischia un declino della crescita a causa dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro con un possibile calo delle esportazioni, anche se i nuovi membri dell’Ue hanno tassi di crescita record negli ultimi 10 anni.

L’Africa nel 2007 avrà un tasso di crescita del 6%, grazie soprattutto all’aumento della produzione mineraria e petrolifera e all’aumento della spesa pubblica in infrastrutture.

Il campione della crescita resta l’Asia con una accelerazione di oltre l’8% nel 2006, anche se nel 2007 avrà un lieve rallentamento. Il tasso di crescita cinese si mantiene sopra il 10% mentre India e Vietnam stanno rallentando anche se di poco a causa dell’inflazione e di severe politiche monetarie. Le esportazioni cinesi e indiane aumentano in termini reali del 20%.
Nell’Asia occidentale a trainare sono il settore delle costruzioni e quello finanziario che compensano il calo del prezzo del petrolio in Paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

Nel loro complesso i paesi meno avanzati dovrebbero crescere del 7% nel 2007 contro il 6,6% nel 2006, ma queste cifre sono dovute soprattutto all’aumento delle estrazioni petrolifere in Angola e Guinea Equatoriale da parte delle multinazionali
In crescita anche il Pil dei Paesi dell’America Latina e dei Carabi, a volte con tassi asiatici.

Ma le materie prime sembrano aver raggiunto la vetta e i prezzi stanno calando: il petrolio dovrebbe raggiungere i 60 dollari al barile nel 2007, stessa cosa per i metalli che hanno avuto nel 2006 rialzi anche del 50%, rame e zinco sono già in discesa ed anche i prodotti agricoli sembrano sulla stessa strada.

Desa attira l´attenzione anche sulla questione dell’accumulazione massiccia di riserve pubbliche da parte dei Paesi in via di sviluppo: dopo la crisi finanziaria del 1997, ormai i paesi del Sud detengono un colossale tesoro di 3 mila miliardi di dollari, la sola Cina aveva accumulato più di 1.200 miliardi nel primo trimestre del 2007. Uno scenario che fa balenare rischi di disequilibrio dei bilanci di pagamento, con un deficit Usa che era di 860 miliardi, il 6,5% del Pil che dovrebbe scendere a 800 nel 2007, ma quello delle alter economie sviluppate dovrà mantenersi sopra i 600 miliardi, malgrado il surplus sostanziale di Germania e Giappone.

Un quadro fatto di grandi preoccupazioni per una crescita che continua ad essere basata sullo sfruttamento intensivo delle materie prime, ad iniziare dal petrolio, e con una crescita nei paesi ricchi che è sostenuta dalla crescita (e dalla speculazione) immobiliare, in trepida attesa di vedere quando scoppierà davvero la bolla di un mercato che non può durare all’infinito.

Una crescita legata sempre più sul totem del Pil, con un’attenzione morbosa allo spostamento di qualche punto percentuale, dalla quale la parola sostenibilità sembra estranea e che vede i paesi poveri crescere spesso solo nominalmente, anche di molto, e solo esportando le loro immense risorse, molte volte a beneficio di governanti inefficienti, autoritari e corrotti e non allo sviluppo sociale ed economico della popolazione.

Torna all'archivio