[29/05/2007] Comunicati

... e la risposta di un lettore di greenreport

Da attento vostro lettore, vi chiedo cortesemente di far giungere al giornalista Luciano Luongo (se ritenete anche attraverso il sito) l’espressione della mia scarsa considerazione per il modo superficiale e parziale con il quale ha parlato dei temi energetici, sia nel citare il titolo di repubblica (manifestamente strumentalizzato), sia nel tacere dettagli quali un referendum popolare espressosi contro il nucleare al 70% circa (se non ricordo male) accomunandolo agli effetti di una lobby filo petroliera; mi sento offeso e indignato. Nelle parole del dott. Luongo esplode la sua superficialità nell’individuazione del seguito, delle responsabilità etc. dell’ambientalismo italiano (se fosse come dice lui, da tempo la centrale a carbone di Civitavecchia sarebbe ferma); del resto, la faziosità è evidenziata dagli aggettivi usati: comodo steccato, grande peso politico, scarsissimo seguito democratico ed elettorale.

Le opinioni sono tutte rispettabili; ma, a dire il vero, inizio a stancarmi nell’incontrare (anche nei convegni) persone che si rifiutano persino di ascoltare ragionamenti seri oppure, se lo fanno, hanno “le orecchie foderate di prosciutto”, parlano per pregiudizi e esprimono giudizi con atteggiamenti superiori.

Questa volta sono io che mi sento superiore.

Fazioso è parlare di una cosa importante come l’efficienza energetica assimilandola alla dieta di chi ha fame!

Se poi il dott. Luongo, così affamato di energia, ritiene di ritrovarsi nel bel fusto che, nella pubblicità televisiva dei condizionatori Mitsubishi Electric attualmente in programmazione, va in moto nudo per poi, con espressione beata, entrare in casa, indossare giacca e cravatta e accendere il condizionatore, bè, non ho niente da aggiungere, salvo sottolineare il degrado intellettivo a cui siamo arrivati (perché la ditta a qualcuno vorrà pure venderli i condizionatori con quella pubblicità).

Auguri dott. Luongo, rimanga nel suo mondo e continui ad attribuire agli ambientalisti la responsabilità di quello che non va in Italia.

Roberto Ballarotto, ingegnere

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