[27/02/2006] Consumo

Bassoni: «Le fasce più deboli tagliano i consumi alimentari»

PIOMBINO (Livorno). «Il modo di consumare degli italiani è cambiato. Ed alla contrazione dei consumi che si verifica per le fasce sociali medio-basse, corrisponde un incremento netto di quelle medio-alte». Aldo Bassoni, direttore di «Nuovo consumo» (nella foto, la copertina del numero in uscita), rivista mensile edita da Unicoop Tirreno, analizza il trend dei comportamenti dei consumatori partendo abbastanza da lontano, ovvero dalla sostanziale staticità che si rileva da una decina d’anni, soprattutto peri consumi alimentari. «E’ una staticità solo apparente – puntualizza Bassoni – perché negli ultimi anni si è assistito a questo fenomeno: in pratica, chi alla fine degli anni ’90 spendeva poco nei prodotti alimentari ha contratto ulteriormente i propri consumi. Chi spendeva di più, invece, li ha incrementati».
Che cosa si ricava da questa tendenza?
«Che per le famiglie meno abbienti l’alimentazione è un capitolo di spesa dove recuperare risorse per l’acquisto di altri prodotti, che potremmo definire socialmente irrinunciabili: telefonini, elettrodomestici e così via. Magari anche ricorrendo al credito al consumo ed alla cessione del quinto dello stipendio. Si è avuta una sorta di dieta autoimposta grazie alla quale, fra l’altro, crescono anche quelli che gli americani chiamano “cibi spazzatura”. Insomma, è venuto meno l’investimento sulla qualità, a danno dei prodotti migliori, di quelli che compongono la dieta mediterranea. Le famiglie più attente all’alimentazione, invece, hanno la fortuna di cogliere le opportunità che il mercato permette, in termini di maggiore sicurezza alimentare. E sono quelle che possono permettersi di spendere qualcosa di più».
Troveremo qualcosa su questo tema nel prossimo numero di «Nuovo consumo»?
«Oltre a un’analisi che prende le mosse da rapporti e bilanci diffusi da centri di ricerca, ci sarà la recensione di un libro secondo me bellissimo, che fotografa molto bene la situazione attuale. Lo hanno scritto Massimo Gaggi e Edoardo Narduzzi e si intitola «La fine del ceto medio, la nascita della società low cost». In qualche modo, accompagnerà il nostro pezzo sull’economia domestica e su che cosa è successo in questi ultimi anni ai bilanci delle famiglie».
Che posizione ha una rivista come la vostra davanti a questa situazione?
«Il nostro è un atteggiamento di tipo informativo-giornalistico. I commenti li lasciamo ad altri: economisti e sociologi. E comunque i dati giungono da rilevazioni effettuate da Confindustria, Bankitalia, Eurispes. Noi siamo un giornale letto soprattutto dalle famiglie di gente normale, non priva dei problemi di chi arriva a fine mese con una certa fatica. Cerchiamo di essere più vicini possibile alle famiglie soprattutto in un momento di così grande difficoltà e di perdita di punti di riferimento. E cerchiamo naturalmente di mettere in luce il ruolo svolto da Coop in questi anni».
E quale è stato?
«Quello di cercare di dare un supporto alle famiglie in difficoltà. Il primo obiettivo della Coop è difendere il potere d’acquisto dei consumatori, senza rinunciare ad una politica di tutela della qualità e delle sicurezza dei prodotti. E trasmettendo, soprattutto, la cultura del consumo responsabile. Che è altra cosa dal consumismo».

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