[18/05/2007] Energia

Inglese la più grande centrale eolica off shore, ora puntano allo stoccaggio di Co2

LIVORNO – La Britain´s Farm Energy Ltd sta progettando la più colossale fattoria eolica off shore del mondo: l’Atlantic Array plan, 350 turbine per un valore di 3 miliardi di sterline (93 miliardi di dollari) che genereranno 1.500 Mw di elettricità. Con questa energia rinnovabile potrebbero essere alimentate un milione di abitazioni, evitando di immettere in atmosfera 2,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica all´anno.

Il nuovo grandioso progetto è dunque ancora più ambizioso dell´impianto che la stessa Farm Energy sta attualmente costruendo nell´estuario del Tamigi: il London Array project che fornirà 1.000 megawatt alla capitale del Regno Unito.
Le industrie eoliche chiedono però al governo britannico maggiore disponibilità e celerità nella concessione delle autorizzazioni.

Anche in Inghilterra non mancano infatti i gruppi locali che si oppongono alla realizzazione del mega-impianto off shore, ma il County council del Devon ha già accolto favorevolmente l’ Atlantic Array plan.

Intanto l’industria britannica si muove in campo energetico anche con una alleanza tra due delle più grandi multinazionali: la Rio Tinto, il secondo gruppo minerario del Mondo e la BP, la terza compagnia petrolifera occidentale per valore di mercato. BP e Rio Tinto hanno investito 32 milioni di dollari per realizzare una nuova azienda, che si chiamerà Hydrogen Energy, alla quale la multinazionale petrolifera inglese fornirà le sue tecnologie per la carbon capture and storage (Ccs), cioè per stoccare la CO2 in serbatoi sotterranei naturali. L’azienda estrattiva anglo-australiana è molto interessata al Ccs in quanto è uno dei più grandi produttori mondiali di carbone, il cui utilizzo è responsabile di una gran parte delle emissioni di gas serra.

Ogni impianto Ccs costa intorno al miliardo di dollari e la BP ne ha già due in fase di progettazione.
L’impianto in costruzione in Scozia separerà il gas naturale in idrogeno e CO2, l’idrogeno verrà utilizzato per generare energia, mentre la CO2 verrà pompata verso il mare aperto per essere iniettata nei campi petroliferi “maturi”, dove l’aumento di pressione così ottenuto prolungherà l’estrazione di petrolio.

L’altro impianto è negli Stati Uniti ed utilizzerà il petroleum coke (un sottoprodotto della raffinazione) per produrre energia, mentre i nuovi impianti che dovrebbe realizzare Hydrogen Energy riguarderanno impianti a carbone.

Lo sviluppo delle tecnologia Ccs è però legato anche dal riconoscimento da parte dei governi di incentivi fiscali e di partecipazione al mercato internazionale dei crediti di emissioni, ma, pur mostrando attenzione verso lo stoccaggio del carbonio, né l’Unione Europea né gli Usa hanno ancora approntato misure fiscali in questo senso.

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