[24/02/2006] Parchi
ROMA – Per Greenpeace gli aumenti degli ultimi 25 anni di produzione, consumi e scambi internazionali di prodotti ittici sta mettendo in pericolo la risorsa e la stessa attività di pesca. Secondo l´Unep, in Italia nel 2000 si sono persi 8.000 posti di lavoro in questo settore.
«La pesca soffre di una gestione carente su molti fronti. - dice Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare di Greenpeace - Dalle regole sugli attrezzi alla scarsa attenzione ad aree e periodi di pesca. Il legame tra l´ambiente e la pesca è stato completamente dimenticato e così si è aperta al strada alla distruzione dei fondali e al rapido esaurimento delle risorse. E´ necessaria la creazione di una rete di aree marine protette, anche nelle acque internazionali, per salvaguardare le zone particolarmente critiche per la conservazione delle popolazioni ittiche».
«I dati dimostrano chiaramente che soprattutto nel mar Tirreno e in generale nei Paesi della sponda nord del Mediterraneo – conclude Giannì -il pesce è ormai diventato un lusso. Questa domanda è una delle cause dell´eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche. Con il 75% delle popolazioni al limite dello sfruttamento, il settore pesca perde ogni anno, a livello globale, circa decine di milioni di euro».