[15/05/2007] Aria

Piano emissioni, l´Ue taglia le quote italiane di Co2 del 6,3%

BRUXELLES. La Commissione europea ha concluso oggi a Bruxelles la valutazione del piano italiano di assegnazione delle emissioni di Co2 per il periodo 2008-2012, e ha dato un verdetto più benevolo dell’atteso. E’ stato infatti accolto il piano nazionale dell’Italia a condizione che vi siano apportati cambiamenti, tra i quali la riduzione del 6,3% del quantitativo totale di quote di emissione proposto.

Le quote di emissione ammesse saranno quindi pari a 195,8 milioni di tonnellate, a fronte delle 209 richieste dal piano presentato a fine anno, (in ritardo rispetto alla scadenza del 30 giugno 2006). Il piano italiano era frutto di un faticoso accordo tra i due ministeri coinvolti, Ambiente e Sviluppo: il ministero dell´ambiente aveva infatti proposto un piano più restrittivo di 194 milioni di tonnellate, (che si avvicina quindi molto a quanto accettato a Bruxelles), non condiviso dal ministero dello Sviluppo che chiedeva un limite superiore per non penalizzare troppo il sistema produttivo.

Ma oltre alla riduzione di 13,3 milioni di tonnellate, la Commissione invita l’Italia ad apportare altri cambiamenti al piano. In dettaglio dovranno essere fornite maggiori informazioni sulle riserve, ovvero le quote che verranno destinate ai nuovi soggetti che entreranno nel sistema di scambio delle quote di emissione nel periodo di riferimento (2008-2012), e dovranno esere inseriti nel piano anche gli impianti di combustione (ad esempio gli impianti di cracking), come già fatto da tutti gli altri Stati membri.

Infine il quantitativo massimo totale dei crediti di emissione concessi alle imprese per rispettare i propri impegni in materia di emissioni, non deve superare più del 15% circa del totale annuo. Quindi le imprese dovranno adoperarsi per ridurre davvero le proprie emissioni e non affidarsi troppo alla possibilità di ricorrere alla borsa.

L’approvazione del piano da parte della Commissione sarà automatica una volta che l’Italia abbia apportato gli opportuni cambiamenti.
Le prime impressioni sulle decisioni della Commissione e sulle conseguenze che queste avranno nel settore dlle imprese le abbiamo chieste all’eurodeputato Guido Sacconi, che è il candidato alla presidenza della commissione per i cambiamenti climatici a Bruxelles.

Onorevole Sacconi, che ne pensa di questo “verdetto”?
«Si possono fare due considerazioni su questa decisone: la prima è che la decisone è severa, ma come del resto lo è stata per gli altri 20 stati membri, ed è bene che sia così perché adesso si entra appieno nella seconda fase applicativa della direttiva emission trading, che va dal 2008 al 2012. E mentre la prima poteva essere considerata una sorta di simulazione, un collaudo potremo dire, adesso è arrivato il momento di fare sul serio.
La seconda considerazione riguarda il fatto che se la decisone non fosse stata in questi termini, la stessa discussione sul negoziato del dopo 2012 avrebbe rischiato di uscirne indebolita. E diverrebbe assai complicato il lavoro legislativo, che è già in cantiere, a partire dalla verifica dell’emission trading e dell’estensione del sistema di scambio delle emissioni anche ai veicoli aerei e più in generale al sistema dei trasporti».

Secondo lei quale sarà la reazione da parte delle imprese?
«Non lo so , immagino di resistenza».

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