[14/05/2007] Consumo

Alimentazione, quando l´innovazione sta nel design delle pietanze

LIVORNO. L’arte del designer travolge anche il settore alimentare:
si chiamano “Food a porter” i contenitori per il cibo creati da designer famosi presentati in questi giorni alla Triennale di Milano, nel corso del salone del mobile.
Una serie di recipienti ed involucri per pasti veloci e monodose che rispondono alle esigenze di consumo di uomini e donne in carriera, sempre più indaffarati ed impegnati, ma attenti all’alimentazione (forse) e pure all’estetica (sempre di più).

Secondo uno studio redatto dalla società Reset per la Fondazione italiana del buon ricordo, ha sempre più importanza la ricerca di un’esperienza cognitiva ed emozionale nella motivazione della scelta del consumatore. E dunque perché non utilizzare l’estetica e il brand anche per le nostre pietanze? Stimolare l’occhio e a ruota gli altri sensi pare essere la strategia da seguire per aumentare la crescita dei consumi anche nel campo alimentare. Questo è il messaggio che emerge dall’incontro di Milano.

Del resto pensare il packaging come un ulteriore criterio di scelta per orientare il consumo di massa, sta già dando i sui frutti. Nei supermercati spagnoli si vende la singola testa di aglio certificato in una retina molto curata, e in quelli francesi le confezioni di quattro cipolle sono presentate in sacchetti curati e progettati ad hoc.

Passa in secondo piano anche la ricerca della qualità del cibo, superata dalla cura del rivestimento del contenuto, come se l’esterno avesse più importanza dell’interno. Tanto che anche quando è il contenuto ad essere oggetto di attenzione, ci si concentra ossessivamente sulla sue performance estetiche, come nel caso degli hamburger di Mc Donalds, che in tutto il mondo devono avere le stesse identiche dimensioni.

E’ anche vero che nel corso degli anni i processi produttivi sono migliorati: una maggiore efficienza energetica e un minore utilizzo di risorse per unità di prodotto, si scontrano però con la legge dei grandi numeri: l’aumento della quantità dei prodotti immessi sul mercato ha come conseguenza a monte un prelievo più alto di materie prime e a valle un aumento finale di materia scartata, cioè di rifiuti. Certo rifiuti più belli, ma comunque rifiuti.
La questione rimane sempre la solita: per muoversi verso la sostenibilità è necessario intervenire non solo sull’estetica e la qualità del contenitore, ma anche sul modo di produrlo a partire dalla scelta dei materiali ecocompatibili fino a prevederne il riutilizzo delle materie scartata.

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