[11/05/2007] Urbanistica

Dall’Homo sapiens all’Homo urbanus

LIVORNO. «Una urbanizzazione sostenibile è preliminare ad uno sviluppo sostenibile» ha detto in una conferenza stampa a New York Anna Tibaijuka, segretaria generale aggiunta e direttrice esecutiva di Onu-Habitat, richiamando i decisori politici a ripensare l’organizzazione delle città ed a tenere di conto della loro inesorabile crescita.

«Dall’Homo sapiens, siamo passati all’Homo urbanus» ha sottolineato, deplorando il fatto che, nella maggior parte delle città, lo sviluppo è stato eccessivo e mal gestito, e si trascina dietro danni ambientali e inquinamento.

Oggi, le sfide urbane sono principalmente quelle di assicurare la fornitura di energia alle città, riducendo le conseguenze di questi servizi sull’ambiente, side che «si affrontano tenendo di conto delle condizioni di vita delle popolazioni», ha detto la direttrice di Onu-Habitat, evocando in particolare la situazione africana che conosce il più forte aumento di popolazione urbana e che presto non sarà più un Continente rurale: «il 72% della sua popolazione urbana – ha detto Tibaijuka – vive nelle bidonvilles, contro il 32% in America latina per esempio». E’ dunque in Africa che dovranno essere fatti gli sforzi maggiori, intanto i rifugiati ambientali si moltiplicano e si vanno aggiungere a chi scappa da conflitti come quelli del Darfour o della Somalia.

«Gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo non saranno raggiunti se non si affronta la questione dello sviluppo urbano - ha insistito Tibaijuka – Nella ricerca di soluzioni, occorre tenere di conto dell’ingrandimento delle città, un fenomeno che si sta amplificando»
Città immense, megalopoli, sono minacciate dall’innalzamento del livello del mare, come Bombay, Shanghai e la stessa New York, il 60% delle grandi città del Mondo sono città costiere.
«Queste città non sono solo delle vittime, possono apportare anche delle soluzioni – ha detto la direttrice di Onu-Habitart – Le amministrazioni di queste città sono i motori essenziali per tutti i dossiers dello sviluppo urbano».

Interrogata sulle relazioni tra le devastazioni provocate dallo tsunami del 26 dicembre 2004 e l´urbanizzzione delle zone colpite, Anna Tibaijuka ha confermato che numerosi danneggiamenti potrebbero essere attenuati o evitati con costruzioni più solide sulle coste, citando in particolare l´esempio di Banda Aceh, in Indonesia, dove «sono i poveri che, di nuovo, hanno pagato il tributo più pesante».

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