[24/02/2006] Parchi

Caccia al cervo, la replica della Provincia di Arezzo

AREZZO. Leggo con rammarico quanto dichiarato dal responsabile nazionale su Conservazione e gestione fauna di Legambiente Nino Morabito al quotidiano greenreport.it in merito alla gestione del cervo in Provincia di Arezzo. Il rammarico nasce dal fatto che la superficialità delle argomentazioni e la loro infondatezza sul piano tecnico riportano la discussione sul tema della gestione degli ungulati in generale e del cervo in particolare, indietro di anni, costringendo chi è responsabile di questo modello di gestione indicato da molte parti come altamente avanzato, ad una risposta e ad una richiesta di smentita.

Sorprende che da parte dell’autore, e ancor più da parte del signor Morabito, vi sia tale ignoranza degli elementi tecnici e giuridici sui quali si basa la gestione di questo importante aspetto della gestione faunistica. Sul piano giuridico si ignora che con la recente modifica del titolo V della Costituzione, le Regioni hanno spesso modificato il quadro legislativo nazionale in materia di protezione della fauna selvatica omeoterma e del prelievo venatorio.

I tempi e le modalità della caccia di selezione agli ungulati sono uno di questi argomenti. La Regione Toscana con la Legge 10 giugno 2002 n.20 ha aperto alle province la possibilità di realizzare il prelievo delle popolazioni di capriolo, daino, muflone e cervo, in base a piani di assestamento approvati dall’Infs, nel periodo dal 1 agosto al 15 marzo. Tale indirizzo è stato recentemente confermato anche a livello nazionale dalla L.2 dicembre 2005 n. 248, in cui si conferma la possibilità da parte delle regioni di regolamentare il prelievo di selezione degli ungulati, secondo adeguati piani di abbattimento selettivi distinti per classi di sesso ed età, anche al di fuori dei periodi e degli orari indicati dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157.

Che il prelievo fino al 15 marzo per la specie cervo sia giuridicamente attuabile è confermato dal fatto che anche le altre province toscane e dell’ Emilia Romagna hanno adottato un calendario per la gestione di questa specie con estensione del prelievo proprio fino al 15 marzo. Il prelievo del cervo in inverno non presenta controindicazioni di carattere biologico, come indicato dall’ INFS, in quanto in tale periodo non si svolgono delicate fasi del ciclo biologico della specie, ed il grado di sviluppo dei cerbiatti li rende già sufficientemente indipendenti dalla madre.

In tale periodo inoltre, l’assenza sul territorio di altre forme di gestione venatoria con l’utilizzo di cani, rende più realizzabile il prelievo selettivo degli ungulati che per essere attuabile necessita che le popolazioni non siano soggette al disturbo causato dalle altre forme di gestione venatoria.

Ma ciò che appare più incomprensibile delle dichiarazioni del sig. Morabito, è l’accostamento tra la durata del periodo di prelievo e la presunta volontà di indirizzare la caccia di selezione verso forme di “deriva consumistica”. La caccia di selezione è l’unico esempio di prelievo programmato in cui il numero di soggetti da prelevare non è determinato dalla durata del periodo di caccia e dal “carniere giornaliero”, ma sulla base di un piano basato su censimenti ed approvato dall’INFS. La durata e la collocazione temporale del periodo di caccia influiscono piuttosto sulla possibilità di realizzare il piano, tecnicamente motivato e formalmente approvato, consentendo di avvicinarsi in misura maggiore o minore al target individuato per la gestione.

Sulla validità tecnica della propria pianificazione in materia di gestione degli ungulati, la Provincia di Arezzo ha la massima tranquillità, confortata dal sostegno dei pareri favorevoli dell’INFS e del mondo scientifico nazionale e dalla stretta collaborazione con l’URCA Nazionale e provinciale.

I risultati della gestione selettiva del cervo in Provincia di Arezzo, sono stati recentemente presentati nel convegno “La gestione del cervo” organizzato in occasione della manifestazione “Stelvio settanta”, al quale la nostra Provincia ha avuto l’onore di essere invitata per illustrare la propria esperienza. Non sappiamo se gli autori dell’articolo abbiano partecipato a questo importante evento. Certamente se lo avessero fatto non si sarebbero avventurati in questa iniziativa demagogica e controproducente, che sembra voler riportare il dibattito sulla gestione faunistica indietro nel tempo, a vecchie e superate contrapposizioni tra mondo ambientalista e venatorio.

* Roberto Vasai è assessore alla caccia della Provincia di Arezzo

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