[04/05/2007] Comunicati

Gli ambientalisti dopo l´Ipcc: «Il momento di agire è ora»

ROMA. Dopo la presentazione della terza e ultima parte del quarto rapporto Ipcc sui cambiamenti climatici intervengono le associazioni ambientaliste, che trovano nel report presentato oggi a Bangkok conferme, speranze e pericoli. Per Francesco Tedesco, responsabile energia e clima di Greenpeace «si tratta di una conferma di quanto sosteniamo da sempre: più si prolunga l’inazione, maggiori diventano i rischi legati al riscaldamento globale. Il momento di agire è ora per limitare l’innalzamento della temperatura e porre un freno agli impatti: procrastinare oltre il nostro intervento porterà ad effetti devastanti per la vita di miliardi di persone nel mondo».

Greenpeace sottolinea che «il rapporto Ipcc, inoltre, dimostra che il costo da sostenere per ridurre le emissioni di gas serra a livello mondiale è di gran lunga inferiore al costo futuro degli impatti dovuto all’inattività di oggi. Secondo il documento, stabilizzare le emissioni di gas serra al 2030 avrebbe un costo compreso tra lo 0,2% e il 3% del Pil mondiale, meno dello 0,1% all’anno. Il Rapporto Ipcc non fornisce una valutazione dei costi derivanti dagli impatti nel caso dell’inattività, che tuttavia il Rapporto Stern del governo britannico aveva già indicato pari al 20% lo scorso ottobre 2006».

A Bangkok Greenpeace ha chiesto il massimo impegno politico ai leader di tutto il mondo per limitare i danni futuri dei cambiamenti climatici. «È indispensabile che entro il 2009 vengano raggiunti impegni legalmente vincolanti per dare un futuro al Protocollo di Kyoto – dice l’associazione - e imporre tagli alle emissioni ben più stringenti di quelli attuali. Il futuro del clima al 2100 viene deciso oggi»

Anche per il Wwf «non ci sono più scuse, ora i Governi devono velocemente rimboccarsi le maniche per fermare il pericoloso cambiamento del clima. Per mantenere il nostro clima entro limiti di sicurezza, le emissioni di CO2 dovranno essere tagliate tra il 50 e l´ 85% entro la metà del secolo, secondo quanto si legge nella "Sintesi per i decisori politici" reso noto oggi». Per Michele Candotti, segretario del Wwf Italia «è tempo di mettersi a lavoro. L´Ipcc ha tracciato la road map per mettere in sicurezza il Pianeta, ora è il turno dei politici, devono agire e non limitarsi a parlare. I veri nemici del clima sono i gas serra e l´aria fritta. Possiamo davvero fermare il cambiamento del clima prima che sia troppo tardi, basta lavorare per questo. Gli strumenti li abbiamo già, le tecnologie pulite esistenti devono solo cessare di essere di nicchia e diventare il motore principale – continua Candotti - Troppo tempo è stato già sprecato: questo rapporto dimostra che nulla ci deve trattenere dall´intraprendere i semplici passi che salvaguarderanno sia l´ambiente che l´economia mondiale dal caos climatico».

Per il Panda «le nazioni ricche, che a giugno si incontreranno per il Summit del G8, hanno la massima responsabilità della drammatica situazione in cui versiamo. Occorre che il G8 in Germania lavori seriamente al taglio delle emissioni per rendere davvero disponibili e operative le soluzioni pulite ed efficienti che largamente esistono già. E tra coloro che ancora non si stanno muovendo, accanto a chi non ha nemmeno sottoscritto il Protocollo di Kyoto, come gli Usa, spicca l´Italia, che non sta onorando i propri impegni e, anzi, ha aumentato del 13% le proprie emissioni di CO2». Per questo il Wwf torna a chiedere al governo la creazione di una task force interministeriale per l´emergenza climatica.

Per il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta «la riduzione dei consumi di petrolio e di carbone, il risparmio energetico e il potenziamento delle energie pulite, come il solare e l’eolico, sono la prima strada da seguire per fermare la corsa dei mutamenti climatici e le loro drammatiche conseguenze. Contrastare il cambiamento climatico si può, purché si agisca subito stabilizzando le nostre emissioni di CO2. Le conclusioni degli scienziati ed esperti riuniti dall’Onu sulle iniziative necessarie a contrastare il surriscaldamento del pianeta confermano in maniera definitiva quanto Legambiente ripete da tempo. Le soluzioni ci sono, e tutt’altro che futuribili: sono quelle indicate da tempo dal Protocollo di Kyoto».

«Su questa strada, purtroppo – sottolinea Della Seta - l’Italia è più in ritardo di quasi tutti i Paesi europei, sebbene ridurre i consumi di petrolio e carbone sia per noi, che importiamo gran parte dell’energia fossile, un interesse anche economico. Ogni anno il sistema Italia produce 97 migliaia di tonnellate di anidride carbonica in più di quanto dovrebbe fare se rispettasse già da ora Kyoto. E’ tempo di passare dagli allarmismi all’azione. Il governo, la politica, l’economia, la società s’impegnino concretamente. In particolare per Legambiente è urgente che nella lotta ai mutamenti climatici il governo italiano consolidi i segnali positivi degli ultimi mesi e metta da parte scelte palesemente contraddittorie con l’obiettivo di applicare il protocollo di Kyoto, come la riconversione a carbone di grandi impianti termoelettrici, da Porto Tolle a Civitavecchia».

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