[03/05/2007] Comunicati

Serafini: dopo le speranze, da Bangkok segnali negativi

LIVORNO. Se le mediazioni avvengono già nel mondo scientifico, figuriamoci cosa succederà quando entrerà in campo la politica. Nucleare sicuro e carbone pulito, se va bene, sono tecnologie futuribili mentre le azioni servono subito. Risparmio e rinnovabili sono via obbligata e possibile ma...le liberalizzazioni nelle forniture sono in contraddizione.

Dal vertice di Bangkok dell’Ippc di domani uscirà il rapporto sulla "mitigazione" del cambiamento climatico e verranno indicate le tecnologie da mettere in campo per contrastarlo. Già dalle anticipazioni emerge che assieme all’implementazione e allo sviluppo delle rinnovabili, le indicazioni sono per l’utilizzo di carbone affiancato da tecnologie per catturare le emissioni di Co2, su cui però si sta ancora facendo ricerca, e del nucleare e, in attesa anche in questo caso della quarta generazione che non sarà disponibile prevedibilmente prima del 2030, sarà la tecnologia attuale ad essere installata. Con i problemi di sicurezza e di smaltimento del scorie ancora del tutto aperti. Tecnologie futuribili quindi per dare risposte a esigenze che si rilevano – sempre dal rapporto Ipcc-immediate.
Ne abbiamo parlato con Massimo Serafini, della segreteria nazionale di Legambiente

Cosa ne pensa delle indicazioni sulle tecnologie emerse da questo terzo capitolo del rapporto Ipcc?
«Penso che si tratti di tecnologie futuribili e scarsamente redditizie, non so se puntare sul sequestro della Co2 sia economicamente più vantaggioso che non lo sviluppare le rinnovabili. Ma comunque se parte dal livello scientifico la mediazione per andare incontro ai settori d’interesse figuriamoci quando entrerà la politica che sappiamo pesantemente condizionata da questi interessi, che cosa emergerà. Questo apre forti ipoteche su un esito positivo della lotta al riscaldamento globale perché ci si affida a tecnologie che richiedono ancora vent’anni per dare risultati mentre questi servono subito, dal momento che gli effetti sono già visibili oggi e fra vent’anni saranno moltiplicati.

Inoltre il nucleare di qualsiasi generazione sia, continua a non essere una tecnologia intrinsecamente sicura perché in caso di incidente scatenerebbe comunque le reazioni secondarie che si sono manifestate a Cernobyl e perché al di là delle “generazioni” nessuno sa bene come smaltire le scorie che produce.

In più il nucleare risponde solo ai consumi elettrici e se si immagina un pianeta in cui si usa solo energia elettrica per qualsiasi servizio energetico, l’uranio finirebbe molto rapidamente perché è a sua volta una fonte non rinnovabile».

Quale dovrebbe essere secondo lei la strada da perseguire?
«La via maestra per tentare politiche efficaci resta, da una parte, quella di consumare meno, avere meno bisogno di energia e quindi quella di sviluppare una società capace di ottenere alti livelli di qualità della vita e garanzia dei servizi più importanti con poca energia. Dall’altro lato sviluppare le rinnovabili, che si portano dietro un bagaglio di innovazione, di lavoro e che possono tranquillamente coprire il fabbisogno del mondo una volta eliminati gli sprechi. In particolare quelli delle società occidentali e industriali, che sappiamo essere oltre il 50%. La qualità della vita delle persone è garantita quando si raggiungono consumi energetici di 1 Tep a testa, noi ne consumiamo 3,5 gli americani 8 ed è dimostrato che la vita delle persone ha avuto dei miglioramenti stratosferici quando ha raggiunto 1 tep a testa, il resto è tutto spreco. Quello dovrebbe essere l’obiettivo a livello planetario, garantire 1 tep a tutti, e ridurre gli sprechi».

A luglio si aprirà anche il mercato delle forniture elettriche e quindi sarà possibile per il consumatore scegliere tra i vari fornitori. Come crede che influirà questo processo di liberalizzzione sui consumi?
«La mia impressione è che la liberalizzazione delle vendite aperta anche alle famiglie porterà un ingresso massiccio di energie a basso costo, ovvero quelle più inquinanti, e una forte penalizzazione di politiche di risparmio energetico e di efficienza come è successo negli Stati uniti. E la concorrenza tra i fornitori sarà basata solo sulla possibilità di risparmiare nel produrla.

Il supermarket dell’energia porterà anche all´abbattimento dell´uso di tecnologie ambientali nei processi di produzione e sulla sucurezza del lavoro nelle centrali di produzione. Inoltre penalizzerà la produzione di energie pulite e la loro diffusione.

E’ il contrario di quello che serve. Nelle famiglie le uniche limitazioni al consumo saranno lasciate all’acquisto di elettrodomestici efficienti. Ma comunque si incentiverà il ricorso ad apparecchi che consumano energia.

I condizionatori sono un esempio. Se il sistema di raffrescamento viene presentato come accessibile a tutti perché l’energia costa poco, sarà difficile puntare di più sul miglioramento del patrimonio abitativo verso una maggiore efficienza. La sensibilità in questo senso seppur cresciuta è ancora marginale».

Quindi il processo di liberalizzazione sulle forniture avrà una valenza negativa anche per raggiungere i risultati di contenimento del global warming?
«Certamente sì, a meno che la liberalizzazione, che è un processo in atto a livello europeo, venga attuata con regole tali da limitare il mercato dei consumi, ma che di fatto contraddirrebbero le liberalizzazioni stesse».

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