[30/04/2007] Parchi

Fao: la povertà minaccia pesci e pescatori

ROMA. Per la Fao i diritti dei pescatori poveri di raccogliere e gestire le risorse del mare, dei laghi e dei fiumi devono essere rafforzati se si vuole lottare efficacemente contro la povertà e ridurre il sovrasfruttamento delle risorse ittiche costiere e continentali minacciate.

"Non possiamo negare - ha detto Ichiro Nomura, vicedirettore generale della Fao, responsabile del dipartimento pesca e acquicoltura - che la pesca gioca un ruolo di aiuto alle popolazioni più povere del mondo a nutrirsi ed a contrastare la miseria, ma i nostri studi mostrano che, malgrado tutto, numerosi piccoli pescatori vivono ancora in povertà e che le loro comunità sono afflitte da problemi sociali e sanitari. Bisogna raddoppiare gli sforzi per affrontare i diversi fattori che sottintendono a questa realtà, per cui queste comunità continueranno a vivere nella miseria, giorno per giorno, nell’incapacità di gestire gli stock di pesci locali».

Il profilo della povertà nelle comunità di pescatori varia da un luogo all’altro ma si manifesta con denominatori comuni. Le piccolo comunità di pesca vivono in condizioni spesso precarie, marcate a volte dalla promiscuità, con un basso livello di istruzione e la mancanza di accesso a servizi come la scuola e la sanità e ad infrastrutture di mercato. L’accesso ai siti di pesca non é sempre garantito ed alter possibilità di lavoro sono rare. Spesso i pescatori non detengono nemmeno il diritto di proprietà sui terreni dove vivono. Inoltre, la pesca è uno dei mestieri più pericolosi del Mondo, questo significa che ogni bene posseduto dalle famiglie, imbarcazioni e strumenti da pesca, sono costantemente a rischio e che é un dramma quando un membro della famiglia muore per malattia o incidente.

La povertà e la vulnerabilità all’interno delle comunità dei pescatori, così come altri fattori come il livello elevato di mobilità, le espongono ad altri problemi. Gli studi della Fao mostrano che il tasso di infezione dell’Aids nei pescatori di molti paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e America centrale possono essere da 5 a 14 volte superiori a quelli del resto della popolazione.

Oltre il costo in perdite di vite umane, la povertà nelle comunità di pesca nuoce anche alla gestione degli stock ittici nelle acque costiere e continentali. «La gestione degli stock locali in numerose di queste zone - spiega Nomura – non potrà essere migliorata fino a che non si rivelerà come un vantaggio per lottare contro la povertà. I poveri non sono in grado di difendere I loro interessi per garantire l’accesso agli stock di pesci».

Secondo la Fao, affrontare le questioni d’educazione, di rendimento economico e di salute aiuterebbe non solo a lottare contro la povertà e i problemi sociali, ma avrebbe anche il vantaggio di facilitare la soluzione di problemi legati alla pesca. Parallelamente, garantirebbe ai pescatori artigianali un accesso legale chiaramente definito alle aree di pesca e darebbero loro una più grande responsabilità nella gestione della pesca locale, facilitando la risoluzione dei problemi di cattiva gestione e del degrado degli stock. Questi sforzi dovranno essere associati ad iniziative di formazione professionale.

A Marzo, i 131 paesi che hanno partecipato alla ventisettesima sessione del Comitato pesca della Fao avevano chiesto soluzioni efficaci per i problemi della povertà e dell’ordine sociale all’interno delle piccole comunità di pescatori con «l’adozione di principi dei diritti umani» nello sviluppo sociale e di un «approccio fondato sui diritti dei pescatori nella gestione della pesca artigianale».

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