[24/04/2007] Comunicati

Il business della tecnologia ambientale

LIVORNO. Secondo il ministero dell´Ambiente tedesco, il mercato della tecnologia ambientale rappresenta attualmente a livello mondiale un valore di 400 miliardi di euro. Di cui il 19% è in mani tedesche. Ma le stime dicono che nel 2030 il fatturato arriverà a mille miliardi. Del resto perfino un Paese come la Cina che non ha aderito al Protocollo di Kyoto e la cui crescita pare inarrestabile, sta studiando interventi per mitigare i propri impatti ambientali e lo fa chiedendo tecnologie a quei Paesi occidentali che hanno investito maggiormente in ricerca e sviluppo, in innovazione di prodotto e di processo, al fine di abbattere l’inquinamento nell’aria ma anche di ridurre il prelievo di energia e di materia. La dimostrazione arriva da Siemens, che qualche giorno fa ha spiegato che la crescente domanda per infrastrutture rispettose dell´ambiente dovrebbe portare a un raddoppio del suo fatturato in Cina a 5 miliardi di euro entro il 2010.

La Bosch Rexroth, specializzata nell´indu­stria meccanica, è un altro dei tan­ti esempi di azienda tedesca impegnata nell´ efficienza am­bientale: «La domanda per motori più efficienti è dettata soprattutto da due fattori - ­spiega il presidente Manfred Grundke in un articolo pubblicato oggi sul Sole 24 Ore - limiti ecologici più stringenti e aumento del prezzo del petrolio. Ormai un quinto del nostro fatturato dipende proprio dagli sforzi nel campo del rispetto dell´ambiente». Tra le altre co­se, Bosch Rexroth ha messo a punto un sistema che riutiliz­za l´energia sprigionata dalla frenata di un veicolo al momento della successiva partenza. L´innovazione- che comporta risparmi energetici di circa il 35% - è utilizzata in particolare nei camion destinati alla raccolta della spazzatura, particolarmente dispendiosi di energia.

Dalla Germania all’Italia, dove pare che si possa solo raccogliere le briciole dopo che altri hanno raccolto i frutti delle ricerche che i tedeschi facevano trent’anni fa. Un esempio sono gli impianti utilizzati nella penisola per il trattamento dei rifiuti. La maggior parte sono brevetti tedeschi e fanno capo a Doppstadt, gigante che si è imposto per competitività, produttività ed efficienza del mercato. In Italia i sistemi Doppstadt sono distribuiti dalla Cesaro Mac.Import, azienda veneta che poi garantisce la progettazione personalizzata di impianti chiavi in mano e di servizio di assistenza e manutenzione.

«Le tecnologie che curiamo in tutta Italia sono le più avanzate tecnologicamente spiega Cristiano Cesaro – servono per il trattamento dei rifiuti urbani, degli speciali e degli ingombranti, ma anche per tutte le attività e le tipologie di selezione dei rifiuti».

Perché vi affidate alla tecnologia tedesca?
«La verità è semplice e palese: loro hanno una qualità molto migliore rispetto a quello che si produce in Italia. Secondo me ormai molto difficilmente potrebbe accorciarsi la distanza: se anche andassimo a investire massicciamente in ricerca, innovazione di prodotto e di processo, competenze, manodopera qualificata, formazione del personale, il gap resterebbe alto».

Qualcosa però si può fare, voi ne siete la dimostrazione, perché non vi limitate a commercializzare e assistere gli impianti di trattamento rifiuti Doppstadt.
«La Cesaro Mac.Import ha un proprio brevetto per quanto riguarda gli impianti di compostaggio industriale: il sistema a biotunnel denominato "Il Girasole" è una tecnologia all´avanguardia che rappresenta l´evoluzione dei sistemi di trattamento della parte umida dei rifiuti, che va a riempire il tunnel attraverso il quale, per favorirne la degradazione, viene insufflata dell´aria che è ricircolata per mezzo di condotte e che, se richiesto, può essere addizionata di aria fresca e inumidita mediante irrorazione. Ricircolando l´aria di processo è possibile controllare importanti parametri del processo di compostaggio stesso, quali la temperatura, l´umidità e la concentrazione d´ossigeno. L´aria esausta in uscita viene poi ripulita dall´ammoniaca e dalle maleodoranze mediante l´uso di scrubber e di biofiltro.
Tutti i progetti sono sviluppati tenendo in considerazione quantità e qualità dei rifiuti, il richiesto grado di qualità di compost, la posizione del sito, le leggi ambientali e le valutazioni economiche».

Allora esiste anche in Italia la tecnologia ambientale?
«Rispetto alla Germania siamo indietro anni luce, comunque noi nel nostro piccolo ci proviamo, collaboriamo con molte università e finanziamo la ricerca perché è necessario avere impianti sempre al passo con l’evoluzione tecnologica. Del resto cominciammo a sviluppare il nostro progetto proprio perché le aziende estere con cui collaboravamo inizialmente pur avendo la tecnologia non riuscivano a rispondere a tutte le particolari esigenze del mercato italiano».

Quanto investite attualmente in ricerca e quali progetti avete per il futuro?
«Attualmente la voce investimenti pesa per il 7-10% sulle spese complessive, ma si tratta di una percentuale che necessariamente dovrà aumentare nei prossimi anni. Attualmente poi abbiamo 6 cantieri aperti per i nostri impianti di compostaggio, tra cui uno in Provincia di Firenze. A questi va aggiunta la manodopera e l’assistenza di tutte le macchine Doppstadt che abbiamo installato in ogni parte d’Italia».

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