[23/04/2007] Comunicati

La giornata della terra... dimenticata

LIVORNO. L’attenzione del 37esimo Earth Day, che cade ogni 22 aprile, quest’anno era focalizzata sui pericoli derivanti dal cambiamento climatico, l´aumento della temperatura della terra e sulla necessità di accelerare la transizione verso un taglio drastico delle emissioni dei gas serra.

Peccato che in pochi se ne siano accorti. O forse così è stato nel nostro Paese rispetto agli altri 173 che in tutto il mondo vi hanno aderito. Notizie di agenzia segnalavano che hanno partecipato alla giornata alcuni canali televisivi con maratone su temi ambientali, ma complice anche la temperatura estiva - assolutamente anomala per la stagione e ulteriore segnale che i cambiamenti climatici non sono più solo delle previsioni per il futuro – presumibilmente in pochi le avranno frequentate.

Un pianeta sempre più caldo, sempre più afflitto da crisi sociali ed ambientali e che lo sarà ancora di più negli anni a venire. Il punto di riferimento temporale è il 2050, anno in cui il rapporto Ipcc indica che se le temperature medie mondiali dovessero aumentare di ulteriori 2-2,5 gradi (come previsto nelle ipotesi più conservative ndr) dovremmo aspettarci un’ampia gamma di disastri come siccità, alluvioni, malattie, estinzioni di specie animali e vegetali, scioglimento dei ghiacciai, inondazioni delle coste e delle isole abitate da centinaia di milioni di persone. E quindi altrettanti profughi ambientali.

Il 2050, secondo le previsioni del World population prospects dell’Onu, sarà anche l’anno che farà registrare quota 9,2 miliardi di abitanti sulla terra: circa due miliardi e mezzo in più rispetto ai 6,7 miliardi di oggi, con una quota consistente di innalzamento dell’età media, da gli “over 15” agli “over 60”. Media già ampiamente superata dall’Europa, che dal rapporto Onu appare anche il continente in controtendenza rispetto all’espansione demografica, mentre per gli altri paesi sviluppati si prevede una sostanziale tenuta stabile sugli attuali livelli demografici.

Saranno invece le aree meno sviluppate del pianeta ad avere la massima crescita nei prossimi anni, passando dai 5,4 miliardi di abitanti (dato 2007) ai 7,9 miliardi nel 2050. Ma a mantenere stabili i livelli demografici delle aree sviluppate del pianeta contribuiranno molto i flussi migratori, che il rapporto dell’Onu calcola muoveranno tra il 2040 e il 2050 2,3 miliardi di persone dalle aree meno sviluppate. Anche per effetti dei cambiamenti climatici, come ha avvertito recentemente l’Ipcc.

Ma cosa significherà questo trend di crescita – se confermato - sul futuro del pianeta stesso? Quali saranno gli effetti sulle già scarse materie prime e sui beni essenziali come le risorse idriche? Quali le conseguenze rispetto all’ineluttabile conseguente crescita dei consumi e quindi dei flussi di scarto, intesi come rifiuti ed emissioni? E quali saranno i riflessi di questo scenario di maggiore pressione a scala planetaria, a livello di impatto ambientale e sociale, che si potrà avere all’interno delle varie aree del pianeta?

E quali gli effetti sullo sviluppo? O sarebbe meglio chiedersi che tipo di sviluppo potrà essere possibile? Difficilmente il modello preso ad esempio potrà essere quello dei paesi sviluppati, e questo è già stato preannunciato da molti economisti attenti. Pena il fatto che la crisi a livello globale potrebbe manifestarsi ancora prima della data di riferimento del 2050.

Ma altrettaqnto difficilmente potrà però essere chiesto ai paesi che lo sviluppo cominciano a conoscerlo adesso di tirare il freno e non replicare il modello che vedono apparire attraverso i sistemi satellitari. E che gli arriva anche grazie ai sistemi di delocalizzazione delle produzioni, da parte di quei paesi sviluppati che cercano manodopera a basso costo per produrre quelle merci che servono a far salire i consumi e quindi gli scarti nei paesi di origine.

Come rispondere a queste domande è il tema che attiene a quella che viene definita la governance globale dell’economia. Una politica tanto evocata quanto assente. E che proprio nel giorno mondiale della terra avrebbe, invece, potuto trovare almeno un momento di riflessione.

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