[18/04/2007] Rifiuti

Colmata di Bagnoli: da Napoli a Piombino. E ritorno?

LIVORNO. Da Napoli a Piombino. Biglietto di sola andata per i rifiuti della colmata di Bagnoli. O per lo meno per la gran parte di essi. L’accordo trovato ieri a Roma prevede infatti che circa un milione di metri cubi di materiale che verrà rimosso per riportare la linea di costa al suo originario assetto serviranno per opere infrastrutturali previste a Piombino, per l’ampliamento del porto stesso.

Materiale che dicono essere pronto all’uso, derivando dall’asportazione di una colmata che sì, avrebbe nella parte adiacente e nei sedimenti più profondi, (ancora da quantificare in termini volumetrici) caratteristiche di criticità (vedi presenza di idrocarburi e metalli pesanti in concentrazioni anche massicce) ma che risulterebbe costituita fondamentalmente da materiale eterogeneo e principalmente vergine (?).

Si dice che ci sia una differenza sostanziale rispetto agli scarti siderurgici presenti nell’area industriale Lucchini, che ne produce quantità analoghe nell’arco di un solo anno. Quelli sì veri rifiuti, si dice, a differenza dell’area di colmata di Bagnoli, nata non per smaltire gli scarti dell’impianto siderurgico, ma per creare un piazzale di movimento e di appoggio per i lavori. E quindi costruito con tutto quello che c’era, ma fondamentalmente con materiale vergine. Anche se non abbastanza da poter essere considerato una cava di prestito. E poi Piombino ha una piattaforma, la Tap , che da Roma evidentemente considerano già funzionante a tutti gli effetti, dato che se ne parla dal 1998 e che, se va bene, sarà pronta invece alla fine del 2008.

Ma soprattutto Piombino, disponendo di un´area demaniale assai vasta, ha il vantaggio di avere gli spazi necessari per stoccare questo materiale che necessita di una superficie assai ampia. Spazi, si dice, difficilmente rintracciabili in una area come quella di Bagnoli. Sia ben chiaro non tanto come aree di reperimento, dato che Bagnoli ha una estensione assai più vasta come area industriale dismessa, ma per il fatto che il piano regolatore prevede una riqualificazione dell’area soprattutto da un punto di vista immobiliare e questo ovviamente mal si concilia con la compresenza di una area di stoccaggio. Anche provvisoria, si dice. Piombino invece ha anche questa disponibilità e soprattutto ce l’ha in prossimità delle immediate aree di riutilizzo, ovvero il porto da ampliare. Esigenze che- guardando bene- sono anch’esse analoghe a quelle più volte espresse dalla stessa autorità portuale partenopea, per la costruzione del fronte banchina e per il riempimento della darsena di levante.

Ma rispetto a Napoli sono a questo punto i tempi che, si dice, giocherebbero a favore della scelta toscana. Il cronoprogramma previsto per le opere di ampliamento del porto di levante di Napoli sembra infatti slittato ( ma non è di questo parere il Presidente dell´Autority, Nerli) rispetto alle previsioni e forse solo entro il 2010 questi ammodernamenti potranno vedere la luce. Non c’è ancora il pronunciamento sulla Via, non c’è il progetto esecutivo e forse solo a giugno potrà partire l’iter per la gara, e per un progetto del costo previsto di 170 milioni di euro, non saranno certo tempi brevi. E in futuro per le quantità di materiali necessarie per riempire le vasche di colmata della darsena di levante e per la realizzazione del fronte banchina, si può magari pensare ad attingere ai fanghi di dragaggio del porto, dato che ne ha ben 4,5 milioni di tonnellate da rimuovere al suo interno.

Quindi tutto sembra a favore della via di Piombino. Ha gli spazi per stoccare i materiali, e si dice, il necessario per lavorarli; ha bisogno di materiali pronto uso; ha progetti di infrastrutture da realizzare ( che sono legati al project finincing dell´autostrada), e sono adiacenti all’area di stoccaggio, ha un porto attraverso il quali farli sbarcare (anche questo da dragare) e avrà aiuti economici per far quadrare tutto il bilancio. E quindi per tutti questi motivi è parsa la scelta migliore.

Dovendosi comunque rimuovere la cassa di colmata di Bagnoli. Sulla cui necessità si è discusso molto, e su cui ad esempio Legambiente Campania (in realtà abbastanza isolata in questa sua posizione rispetto ad altre associazioni ambientaliste come Wwf e Italia Nostra, o agli stessi Verdi) ha sempre sostenuto che visti i risultati delle analisi dei sedimenti (e non solo di quelli profondi), e agli studi sui possibili rischi di rilascio in caso di rimozione, sarebbe stato meglio lasciare tutto così come era, naturalmente con i necessari interventi di capping (ovvero di incapsulamento delle sostanze più pericolose)e di un continuo monitoraggio della situazione. E che, come ci dice Anna Savarese, direttrice della Legambiente Campania, «un intervento come questo fatto per riportare alla originaria naturalità il litorale prospiciente Bagnoli presentava aspetti ambientali di estrema pericolosità oltre che di dubbia fattibilità. Già da quando sono stati riaperti gli stabilimenti balneari in quell’area, è possibile solo stendere un telo per fare bagni di sole, data la contaminazione delle acque da idrocarburi e metalli pesanti».

Un dato che riconferma tutti i dubbi da sempre espressi sulla rimozione della cassa di colmata e adesso anche su questa operazione di traslazione di fanghi verso Piombino, non tanto per rischi e impatti quanto per il dispendio economico che questo comporterà e che potrebbe essere più proficuamente utilizzato sul versante di bonifiche che aspettano da anni di essere effettuate. Piombino compresa.

Perché ricordiamo, che solo da un punto di vista economico sarà una operazione che costerà alla collettività 110 milioni di euro.

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