[02/01/2006] Urbanistica

Tra il dire e il fare...

FIRENZE. Assistiamo, in quella particolare e complessa disciplina che è il Governo del Territorio, ad uno strano paradosso locale. La Toscana a riguardo, infatti, può a buon diritto vantare una sorta di primato assoluto. E’ stata una delle prime regioni (e non solo a livello nazionale, ma persino se allarghiamo lo sguardo allo scacchiere comunitario) a dotarsi di un impianto normativo coerente ed avanzato in materia.

La L.R. 5/1995 ha anticipato addirittura molti dei contenuti di alcune fondamentali direttive europee. Ne citiamo due per tutte. La 2001/42/CE sulla valutazione strategica di piani e programmi dal punto di vista ambientale e la 2003/35/CE sulla partecipazione del pubblico nei processi decisionali.

Ma fondamentale, in particolare, ci pare quell’opzione vagamente utopica che delineava la L.R.5 e che la nuova L.R. 1/2005 conferma oggi in tutto il suo cogente spessore, opzione per la quale “nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali sono di norma consentiti quando non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e infrastrutture esistenti”.

Una sorta di negazione strategica dell’espansione edilizia e del consumo di risorse essenziali del territorio (fisico, antropico, culturale). Una scelta di campo netta che gli ambientalisti non solo hanno apprezzato, ma che forse hanno parzialmente anche contribuito a realizzare.

E fin qui sta il livello dell’enunciazione. Della cornice legislativa, per così dire. Poi c’è purtroppo la dura realtà delle lacune sul territorio. Dove l’ambiguità insita nell’abusato sintagma di “sviluppo sostenibile” ha costretto le amministrazioni locali a misurarsi quotidianamente con le pressioni insediative le più disparate e con gli appetiti sempre più esosi degli operatori di mercato.

La situazione congiunturale dell’economia nazionale (certo non facile!) non ha aiutato. I recenti tagli delle ultime leggi finanziarie nazionali, operate a scapito delle già esangui casse delle Amministrazioni Comunali, hanno acuito infatti la “dipendenza” dei bilanci comunali dalle entrate di natura immobiliare (leggi pure ICI e oneri di concessione edilizia). Col risultato che siamo ormai abituati a conoscere e fronteggiare noi ambientalisti. Senza molta probabilità di successo, peraltro.

Uno stuolo di sempre più aggressivi e spregiudicati proprietari di suolo richiede la classificazione di edificabilità per il proprio terreno, in vista dei lauti guadagni sulle plusvalenze determinate dal cambio di destinazione d’uso. Ed ecco allora che fioccano le vertenze urbanistiche sul territorio: dall’Outlet della Valdichiana (nella foto) al Campus Viola in Valdarno, dal nuovo Ospedale di Pistoia nell’ex campo di volo alla grande speculazione immobiliare di Rimigliano (in Val di Cornia)...

Tutti casi nei quali, se volessimo trarre una lezione di carattere per così dire “generale” ed intellettualmente onesta, dovremmo denunciare tutta l’attualità di una Riforma del Regime dei Suoli mai attuata nel nostro Paese. E mai invece così necessaria come adesso.

Come riaffermare laconicamente, in altri termini e ancora una volta, che tra il dire e il fare...

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