[17/04/2007] Energia

Emilio Vitale: «Erogare subito i finanziamenti del progetto Filiera Idrogeno»

PISA. La via italiana all’idrogeno avanza, anche se i punti di partenza sono tanti e diversi: quasi in ogni regione si sperimentano nelle università e nei centri di ricerca soluzioni che consentano di trasformare il vettore idrogeno (di per sé infatti l’idrogeno non è una fonte di energia) in una risorsa per il futuro, concentrandosi soprattutto sul problema dei problemi: produrre idrogeno non da fonti fossili e con costi competitivi.

Nei giorni scorsi la Regione Piemonte ha rilanciato ufficialmente la propria candidata ad ospitare una delle tre Hydrogen community che la Ue vuole creare e che sono destinate a diventare l’avanguardia della ricerca europea verso uno sviluppo precompetitivo delle tecnologie legate all’idrogeno.

Quello piemontese è in realtà una rete di alleanze che coinvolge anche Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. In Toscana invece, dove esiste fra l’altro il primo distributore in Europa su strada di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili (sulla superstrada Livorno-Firenze, utilizzabile per ora solo da alcuni prototipi realizzati a Pontedera) ha preso il via il progetto Filiera Idrogeno, coordinato dal preside della facoltà di Ingegneria dell’università di Pisa Emilio Vitale. L’investimento complessivo previsto per il progetto Filiera Idrogeno è di 10,9 milioni di euro e un paio di mesi fa è anche arrivato il via libera a una prima tranche di fondi di oltre 5 milioni di euro che consente il proseguimento delle attività di ricerca di base.

Professor Vitale, prima di tutto a che punto siamo con il progetto Filiera Idrogeno?
«Sinceramente non ci sono grosse novità, perché in questa fase la Regione Toscana sta predisponendo gli strumenti amministrativi per l’erogazione dei finanziamenti, senza i quali le attività di ricerche che sono già in corso da tempo rischiano di fermarsi. E’ fondamentale che la situazione si sblocchi in tempi rapidi per non accumulare ritardi, perché in ambito scientifico ma soprattutto per quanto riguarda l’idrogeno, l’evoluzione è rapidissima».

La nascita in Italia di tanti diversi progetti legati alle tecnologie dell’idrogeno, non rischia di disperdere le forze in campo e far perdere tempo?
«Non credo sia così, perché i distretti dell’idrogeno che si stanno sviluppando in varie aree del Paese hanno una sostanziale compatibilità, perché comunque sono tutte aree di sperimentazione di filiere, e ce n’è molto bisogno. I finanziamenti spesso arrivano attraverso gli enti locali, ed è giusto che sia così, anche se in effetti noi auspichiamo che nasca presto un coordinamento nazionale dell’idrogeno».

E’ una speranza o un’ipotesi?
«Lo abbiamo proposto ufficialmente in un recente convegno che si è svolto a Pisa, quando abbiamo chiesto al sottosegretario Luciano Modica di spingere perché il governo istituisca la “Piattaforma nazionale idrogeno” e adesso siamo in attesa della risposta da Roma».

Il Piemonte si è candidato ad essere una delle tre Hy-Com europee. Alla Toscana non interessava?
«Le Hydrogen community sono l’interfaccia verso la comunità europea per il VII programma quadro, nel filone dello sviluppo sostenibile che include anche la mobilità. Noi come Toscana siamo candidati al coordinamento nazionale idrogeno che ovviamente raccogliendo le varie esperienze italiane avrà poi il compito di dialogare proprio con le Hy-com».

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