[17/04/2007] Rifiuti

Ecomafia 2007, un business da 23 miliardi di euro

LIVORNO. Storie e numeri aggiornati sul malaffare ambientale sono riportati in Ecomafia 2007, l’annuale rapporto di Legambiente presentato oggi a Roma. Dai dati presentati emerge che nel nostro Paese la criminalità organizzata ha oggi un giro d’affari di 23 miliardi di euro, che ruotano attorno alla gestione dei rifiuti (con volumi trattati paragonabili alla montagna del Gran Sasso), al traffico degli animali selvatici e al settore del mattone, con 30.000 case abusive costruite nel 2006, che presentano però un trend in diminuzione rispetto al passato.

Il record delle violazioni delle leggi ambientali spetta ancora alla Campania (con il 13,5% del dato nazionale) che rimane stabilmente ai primi quattro posti della classifica, assieme alle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa: Sicilia, Calabria e Puglia, che assommano il 45,9% dei reati ambientali.

Il settore dei rifiuti (soprattutto quelli speciali, pericolosi e non) continua ad alimentare in maniera consistente i profitti delle organizzazioni criminali: 26 milioni sono le tonnellate che “sembrano sparire nel nulla” ma che invece vanno ad alimentare lo smaltimento illecito. Reso possibile dalla diffusa carenza di impianti dove effettuare un corretto smaltimento e grazie anche alla mancanza di controlli alla fonte, ovvero le imprese che li producono. Fenomenale è invece il livello dei controlli nelle fasi successive, che ha portato a definire il 2006 l’anno dei record: per il numero d’inchieste (18), di arresti (126) e di persone denunciate (417), grazie allo strumento fornito alle forze dell’ordine e alla magistratura dall’introduzione del delitto ambientale di organizzazione di traffico illecito di rifiuti (previsto dall’art. 53 bis del “decreto Ronchi”, oggi sostituito dall’art. 260 del Codice dell’ambiente).

Dalla sua entrata in vigore, nel 2002, fino a marzo 2007, le forze dell’ordine hanno concluso 70 inchieste in tutta Italia (si salva solo la Valle d’Aosta) con 463 trafficanti arrestati, 1.594 persone denunciate, 453 aziende coinvolte.

Altro capitolo affrontato dal Rapporto Ecomafie, che da quest’anno diviene un libro edito da Edizioni Ambiente, è quello dei traffici internazionali. Infatti non solo il territorio nazionale è terra di conquista, ma la globalizzazione dei mercati ha coinvolto anche il traffico dei rifiuti. L’Agenzia delle Dogane ha sequestrato nel 2006 circa 286 container con oltre 9.000 tonnellate di rifiuti. E la Cina si conferma meta privilegiata dei traffici illeciti provenienti dai paesi industrializzati, ma queste rotte coinvolgono anche India, Siria, Croazia, Austria, Norvegia, Francia e alcuni paesi del Nord Africa.

Un vero affare per le imprese: lo smaltimento legale di un container di 15 tonnellate di rifiuti pericolosi costa infatti molto meno dello smaltimento illegale.

Riguardo al settore del traffico e dello sfruttamento di animali, il business ha raggiunto una cifra di 3,1 miliardi di euro di cui 700 milioni arrivano dai combattimenti clandestini, 1,2 miliardi dalle corse illegali, 500 milioni dalla macellazione clandestina e 700 milioni dal traffico di specie protette, che è considerato una delle cause dell’estinzione di circa 100 specie di animali ogni anno. «L’Italia subisce l’ecocriminalità più di altri Paesi europei –ha commentato il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta – anche perché le mafie hanno introdotto stabilmente nei loro traffici il business ambientale. Per questo è importante mettere le forze dell’ordine nelle migliori condizioni per continuare al meglio l’opera di repressione delle ecomafie, lavorare molto sulla prevenzione ed è fondamentale mettere in pratica anche strumenti normativi adeguati».

E anche se segnali positivi si sono registrati, «la reazione dello Stato – secondo Della Seta - resta drammaticamente al di sotto dell’asprezza della minaccia ecomafiosa» per questo «servono nuovi e più decisi passi avanti, due sopra tutti: inserire a pieno titolo i reati ambientali nel codice penale, superare la gestione commissariale dei rifiuti nel Sud, che non ha sconfitto l’illegalità e ha deresponsabilizzato le istituzioni regionali e locali».

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