[16/04/2007] Energia

Cogenerazione, benefici e limiti dell´autoproduzione di energia

LIVORNO. Chi fa autoproduzione di energia tramite cogenerazione ha un immediato risparmio economico sulla propria bolletta, ha un miglioramento dell’efficienza energetica, in molti casi riduce i propri rifiuti e in più è anche incentivato dallo Stato. Ma inquina anche maggiormente la propria città. E’ il grido di allarme lanciato dall’Arpat che, analizzando la situazione nel Comune di Firenze, individua due principali cause dell’aumento dell’inquinamento ed in particolare del biossido di azoto: i motori diesel dei veicoli e le caldaie a metano, quelle delle case ma anche quelle create per scopi industriali, incoraggiati dalla norma nazionale.

Claudio Del Lungo, assessore all’ambiente del Comune di Firenze aiuta a leggere la contraddizione da un punto di vista più globale.
«Bisogna stare molto attenti quando si fanno queste affermazioni, perché se io per assurdo pensassi a riscaldare tutta Firenze con l’energia elettrica avrei una città meno inquinata, ma soltanto perché delocalizzerei l’inquinamento da un’altra parte cioè dove vado a produrre l’energia, oltretutto in modo assai meno efficiente rispetto al metano».

L’Arpat spiega però che «purtroppo la norma nazionale incoraggia chi produce energia in proprio con turbine a metano».
«Questo è vero ed è un problema che affrontiamo anche nel piano energetico comunale che ormai è pronto e che conto di portare in giunta in una quindicina di giorni. Lo affrontiamo però dal punto di vista dimensionale e le faccio un esempio pratico: noi abbiamo in previsione la costruzione di un unico impianto di produzione di acqua calda e riscaldamento che sostituirà tutte le caldaiette che sono sparse nell’area degli impianti sportivi di Campo di Marte. Il bilancio che abbiamo fatto parla chiaro, la riduzione delle emissioni di Co2 e degli alti inquinanti sarà molto alta. Se poi tu riesci a fare addirittura la trigenerazione, allora hai anche un’ulteriore riduzione di consumi relativamente al raffreddamento estivo».

Quindi lei ne fa un problema di dimensione, che va un po’ contro questa tendenza al “piccolo e bello” e alla individualizzazione della produzione energetica.
«E’ anche di dimensione, ben sapendo comunque che la cogenerazione resta più efficiente rispetto all’elettricità. Un altro esempio di intervento che adotteremo sulla dimensione riguarda i nuovi fabbricati con almeno 4 unità abitative: nel regolamento edilizio è resa obbligatoria la caldaia unica e il rispetto di una norma del 1991 che ci siamo accorti non rispetta nessuno, ovvero che ogni ambiente possa essere comandato singolarmente per quanto riguarda il riscaldamento. Vediamo tutti cosa accade in alcuni uffici quando il riscaldamento centralizzato costringe a stare con le finestre aperte».

Ci anticipi qualche altra azione prevista dal piano energetico sul fronte della riduzione delle emissioni.
«Un altro tema che abbiamo affrontato è quello dell’uso delle biomasse vegetali, che nel comune di Firenze ammontano a circa 800mila tonnellate l’anno. Si tratta di biomasse da potatura degli alberi e attualmente vanno allo smaltimento come legname, ma i consumi energetici per il trasporto della materia sono altissimi. Per un bilancio energetico migliore bisognerebbe fare la filiera corta e per questo ipotizziamo di realizzare una caldaia a biomasse vegetali all’interno del vivaio comunale, che sarà sede del futuro parco degli animali (canile, gattile, gabbie per volatili…). Anche in questo caso è vero che ci sarà un’ulteriore fonte emissiva in città, ma predisponendo i migliori filtri in circolazione e scegliendo un impianto ad alto rendimento il bilancio ambientale complessivo è infinitamente migliore rispetto a spedire camionate di legname a centinaia di chilometri di distanza».

A che punto siamo invece col piano di azione comunale?
«Ci vorrà ancora un mesetto per la presentazione, comunque stiamo completando le valutazioni sulle possibili azioni utili a migliorare la qualità della vita. Per esempio pensiamo di vietare l’accensione dei camini in città dal primo ottobre al 31 marzo a meno che non si tratti di impianti certificati ad alto rendimento. E nello stesso piano per esempio c’è la sostituzione di tutte le lampade votive a incandescenza con i led nei cimiteri. Anche in questo caso il risparmio energetico è impressionante e ormai questi led hanno raggiunto costi bassissimi intorno ai 30 centesimi».

Torna all'archivio