[12/04/2007] Urbanistica

Laika, il consiglio provinciale approva tra le polemiche

FIRENZE. Vista l’approvazione del consiglio provinciale con 21 voti a favore (DS, La Margherita, PdCI, SDI), 6 no (gruppi della Casa della Libertà e Verdi) e tre astensioni (PRC) torniamo a parlare del “caso Laika” o più precisamente dell’accordo di pianificazione per la variante al piano strutturale adottato dal Comune di San Casciano Val di Pesa e contestuale approvazione della variante al piano territoriale di coordinamento provinciale avente per oggetto la zona produttiva di Ponterotto.

Un caso, a nostro avviso, dove le ragioni dell’ambiente e quelle del diritto al lavoro e allo sviluppo (sostenibile) sono state impropriamente contrapposte per dare il via ad un insediamento industriale senza considerare proposte alternative. Proprio come avveniva negli anni ’60. La Provincia di Firenze non la pensa così.

«Un atto importante – ha affermato l’assessore all’ambiente Luigi Nigi – perché l’oggetto della variante è un capannone industriale di 300 mila metri cubi che impegna 10 ettari nel Comune di San Casciano, con una altezza massima di 11 metri, sostanzialmente dobbiamo immaginare un capannone lungo 300 metri, largo 100, alto 11. La Laika è attualmente frazionata in otto capannoni abbastanza lontani l’uno dall’altro nel Comune di Tavarnelle. In totale sono state 11 le osservazioni sulla delibera pervenute in provincia, 25 quelle ricevute dal Comune di San Casciano».

Sono state tutte respinte perché sostanzialmente chiedevano di revocare il procedimento e impedire questo tipo di scelta.

«Questa è una buona scelta urbanistica - continua Nigi - perché essendo vicina alla superstrada e quindi all’autostrada il traffico intenso, importante per questo tipo di prodotto, non interessa la città di Firenze. Il progetto, per volontà dell’amministrazione provinciale, sarà sottoposto a valutazione di impatto ambientale per quanto non necessaria» conclude Nigi.

Gli ambientalisti, contrari al progetto, hanno trovato sponda nell’opposizione di centro destra oltre che nei verdi. Ragazzo (Verdi) ha ricordato: «Tutte le associazioni hanno lavorato molto affinché si riuscissero a trovare soluzioni alternative. Tutte le forze politiche, Assindustria, sindacati, tutti si sono schierati dalla stessa parte e non hanno preso in considerazione alternative. Crediamo che ecologia voglia dire anche progresso economico. Ed era nella tutela dei posti di lavoro e delle maggiori garanzie dei lavoratori che le nostre proposte alternative di localizzazione dell’impianto erano indirizzate».

Più prudente Calò (PRC) che ha definito il provvedimento «controverso. Perché da una parte si pone un obiettivo sociale, cioè quello di dare una risposta sul versante del lavoro ma non si è voluto ascoltare, molto attentamente, quella parte del territorio che non concorda sulla invasività e la dannosità di questo intervento».

Vede solo aspetti positivi Romei (DS) che ha ribadito: «Il progetto ha una rilevanza sociale. Ci troviamo ad affrontare, settimanalmente, situazioni di aziende che vogliono chiudere e licenziare. Questa volta, invece, siamo in presenza di una richiesta che ci propone uno sviluppo, ci propone una crescita, e quindi io credo che qualche risposta debba essere data ad aziende che si presentano dicendo: ho le condizioni per crescere, per creare sviluppo. Mi pare che le istituzioni hanno lavorato in questo senso e io credo che si debba dare atto e merito anche a chi ha prodotto questo risultato».

Solleva problemi più ampi Sensi (AN): «La comunità di San Casciano non è unita e forte su questo intervento così importante. Ci sono forti voci contrarie, non ci sono solo ricorsi di associazioni, ma è lo stesso paese che ha sollevato dubbi. Curiosamente, vediamo che tutte queste aree che vengono sottoposte ad accordi di programma sono già comprate da chi ci farà l’operazione. Quindi chi compra poi decide di fare l’accordo di programma, compra un bel terreno, lo pago il giusto perché tanto è agricolo e poi inizia un iter per farlo diventare edificabile, industriale, artigianale e quant’altro».

L’assessore all’agricoltura Roselli, ex Sindaco di San Casciano, è intervenuto per precisare che: «A San Casciano due aziende storiche, l’Antinori e la Laica, si sono trovate nella condizione di fare quello che noi sempre si dice oggi necessario, cioè ottimizzare il processo lavorativo per stare sul mercato. Per l’Antinori non eravamo in grado di ospitare nel nostro territorio uno stabilimento che sarebbe dovuto andare a Ponterotto, quello che poi ha trasferito a Cortona, in accordo con la Regione. La Laika lavora in condizioni ambientali che sono ottocentesche. I tedeschi che hanno acquistato hanno detto: la prima cosa che dobbiamo fare è una fabbrica che funzioni. Siccome il camper è un prodotto ingombrante, ci vuole una superficie più grande, abbiamo aspettato due anni e Ponterotto è stata la soluzione, ambientalmente e urbanisticamente migliore».

Targetti (PRC) ha ribadito che: «La storia urbanistica di questa vicenda non convince anche se ci siamo fatti carico a San Casciano di non ostacolare la realizzazione della nuova Laika». Molto sicuro e convinto della decisione presa Gori (DS) che ha ricordato: «Occorre difendere le aziende e trovare un’agibilità vera nel territorio anche in una situazione difficile per quanto riguarda il mercato. Si parla di fare scelte alternative, ma vi immaginate cosa sarebbe successo se avessimo deciso un’altra zona avendo quell’area già una vocazione artigianale? Si stava altri 10 o 15 anni a trovare un accordo. La politica si assume la responsabilità di scegliere e di dare l’appoggio agli amministratori locali».

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