[11/04/2007] Rifiuti

Il ministro sa che esiste un rapporto fra domanda e offerta?

ROMA. Durante l’audizione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio (Nella foto) ha detto: «Se esiste un mercato per lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici è perché i clienti non mancano. Questo fenomeno non è il prodotto solo di mafiosi, camorristi, ndranghetosi, o della Sacra corona unita ma anche di una parte del nostro sistema economico che ritiene più conveniente rivolgersi alla malavita organizzata per smaltire i rifiuti piuttosto che seguire le pratiche legali».

«In questo Paese l’emergenza nel settore dei rifiuti non è l’eccesso di burocrazia – ha aggiunto il ministro -, ma l’eccesso di ecomafie». Per far fronte al problema, secondo il ministro, serve un sistema di tracciabilità e infatti in Finanziaria sono stati destinati fondi proprio per garantire sistemi più moderni in questo settore. Poi il ministro ha affrontato il tema dell’aumento dei rifiuti: «Il volume degli imballaggi e il peso degli stessi non deve superare per legge una percentuale al quantitativo di prodotto imballato. Per essere ancora più espliciti , non è possibile che per imballare 100 grammi di prodotto si consumi un chilo di imballaggio». Inoltre per il ministro è importante favorire il riuso: «Nella legge Finanziaria abbiamo definito obiettivi nazionali per la raccolta differenziata pari al 40% da raggiungere entro la fine del 2007, al 50% nel 2009 e al 60% nel 2011».

Quello che dice il ministro è vero ma ci sono alcuni aspetti altrettanto veri e importanti che, non si capisce come mai, ha dimenticato o omesso di evidenziare. La produzione totale dei rifiuti in Italia supera annualmente le 100mila tonnellate e tre quarti sono speciali e speciali-pericolosi. Un’enormità che deve essere messa da qualche parte: trattata, recuperata e smaltita correttamente. Ma è la stessa commissisone parlamentare d´inchiesta che ha ripetutamente rilevato che l´offerta impiantistica e tecnologica non copre più del 30% della domanda.

Pensiamo solo, per fare un esempio, all’amianto. Edifici pubblici, fabbriche e case sono ancora in larga parte da bonificare, ma anche in Toscana nessuno vuole neppure creare un modulo apposito nelle già esistenti discariche e nel Praa (che, appunto, è un piano di azione) non se ne fa assolutamente menzione. Quindi, appurato che «esiste un mercato per lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici perché i clienti non mancano», se si aggiunge che, per la maggior parte, non si sa proprio dove metterli questi rifiuti tranne sui camion che vanno in Germania (quando va bene) a prezzi altissimi – giacché i tedeschi ne ha fatto un business efficientissimo a differenza dell’Italia - è chiaro che il problema della "tracciabilità” è una componente (ma perchè non si fanno i controlli alla produzione?), ma non è la risposta. Ovvero la sistemazione in sicurezza a quelle tonnellate di rifiuti. Diversamente assisteremo a centinaia di operazioni (lodevoli) dei Noe ed altrettanto lodevoli conferenze stampa di denuncia delle ecomafie. Che, c´è da scommetterci, senza soluzioni corrette e concrete in campo, continueranno a proliferare come le discariche abusive.

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