[06/04/2007] Aria

Ipcc, dietro le quinte lo scontro tra governi e scienziati

BRUXELLES. I maggiori esperti di clima riuniti dall’Ipcc a Bruxelles, sono riusciti finalmente a pubblicare le loro previsioni sul riscaldamento globale, e lo scenario non è consolante, tra aumento della fame in Africa e disgelo dei ghiacciai Himalaiani. Un documento che dovrebbe costringere i governi ad agire. Ma sarà cosi?

Più di 100 nazioni partecipano al Climate panel dell’Onu ed hanno sottoscritto un testo finale dopo le dispute che sono durate tutta la notte, con gli scienziati che accusavano i governi di minimizzare dati e risultati che sono stati riassunti in 21 pagine.
«Abbiamo un rapporto approvato» ha detto esausta Rajendra Pachauri, a capo dell’Intergovernmental panel on climate ch’ange, dopo la conclusione delle trattative iniziate lunedì sull’effetto previsto nelle varie regioni del pianeta del cambiamento climatico.

Il rapporto dice chiaramente che ad essere colpiti più duramente saranno i poveri, praticamente indifesi davanti a desertificazione, siccità e livelli del mare in aumento.

L’Ipcc riunisce 2.500 scienziati ed è la massima autorità mondiale sul cambiamento climatico e stavolta il conflitto con i decisori politici sembra essere stato particolarmente aspro. A spiegare il clima teso che ha portato alla firma del documento è stato Gary Yohe con una dichiarazione alle Reuters: «conflitto è una parola dura, tensione è una parola migliore».

A sollevare la maggior parte di obiezioni sono state Cina, Russia e Arabia Saudita (un grande produttore di petrolio e due grandi consumatori/produttori di combustibili fossili), mentre gli Stati Uniti si sono limitati a far attenuare alcuni passaggi del documento finale.
I delegati degli Stati Uniti si sono opposti per esempio alla frase che il nord America potrebbe subire «severi danni economici» dal riscaldamento globale, ma hanno chiesto di sottolineare che «perdite significative di biodiversità sono possibili in zone dell´Australia, come il Reef della grande barriera corallina, entro il 2020».

Mentre alcuni scienziati hanno rivelato che la Cina ha provato ad eliminare il passo del documento dove si dice che esiste «una probabilità molto alta» che il cambiamento climatico stia già interessando «molti sistemi naturali, in tutti i continenti ed in alcuni oceani».

Una opposizione che non è casuale, visto che la Cina è il secondo più grande produttore di gas serra dopo gli Usa e davanti alla Russia, e quindi non ha nessun interesse che si parli di alti livelli di probabilità.

Uno scontro che sembra aver messo in secondo piano altre temi drammatici, come la previsione che alcune nazioni africane dovranno spendere il 5%–10% del loro già scarso prodotto interno lordo per potersi adattare ai cambiamenti climatici.

In generale, il rapporto Onu dà una più forte valutazione della minaccia del riscaldamento globale, annuncia una scarsità d´acqua che potrebbero interessare miliardi di persone e un aumento nei livelli del mare che potrebbe continuare per secoli. Lo studio presentato oggi dice che cambiamento climatico, con una diminuzione delle rese dei raccolti agricoli in Africa, potrebbe portare alla fame altri milioni di esseri umani, sciogliere velocemente i ghiacciai Himalaiani che alimentano i fiumi di India e Cina e produrre onde di calore in Europa e America del Nord.

Ma alla fine, nonostante resistenze dei politici e scontri con gli scenziati, il rapporto di Ipcc dice che cambiamento climatico non è più una minaccia vaga e distante, «è qualcosa realmente qui ed ora, piuttosto che qualcosa per il futuro» ha detto Neil Adger, uno degli autori del rapporto.

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