[06/04/2007] Consumo

L´Enea: «La golden potato resterà nei laboratori fino a studi conclusi»

LIVORNO. Ieri abbiamo pubblicato la notizia della golden potato, l’ultimo prodotto allo studio dei ricercatori dell’Enea e dell’Università di Friburgo. Sull’argomento avevamo intervistato il professor Marcello Buiatti. Oggi ci ha scritto Giovanni Giuliano, ricercatore Enea a capo del gruppo di studiosi che lavora al progetto della ´papata d´oro´, chiedendoci di poter fare alcune precisazioni che volentieri pubblichiamo.

Ho letto il vostro pezzo sulla "Golden potato" e ringrazio, per vostro tramite, Marcello Buiatti per i suoi commenti. Vorrei fare alcune precisazioni:

La prima è che, nel lavoro pubblicato su Plos One, siamo entrati solo marginalmente nel merito dei cosiddetti "effetti non previsti" presenti nella "golden potato" (come il cambiamento del contenuto di sostanze diverse dal beta-carotene). Non escludiamo affatto che questi effetti esistano. Essi saranno oggetto di studi accurati che pubblicheremo quando saremo sicuri dei risultati. Fino ad allora, la "golden potato" resterà nei laboratori Enea e dell´Università di Friburgo.La seconda è che le critiche di Buiatti al "Golden Rice" sono forse state un po´ ingenerose: è senz´altro vero che esistono alimenti più ricchi di beta-carotene del "golden rice" ed anche della nostra "golden potato": basti pensare alle carote. E´ però altrettanto vero che le campagne di fortificazione alimentare si fanno aggiungendo una sostanza nutriente ad alimenti ampiamente consumati: il gozzo endemico in Europa non è stato eliminato convincendo la gente a mangiare più pesce, ma aggiungendo iodio al sale da cucina; altrettanto è successo al rachitismo in America quando si è cominciato ad aggiungere la vitamina D al latte.Il riso e le patate sono tra i quattro alimenti vegetali più consumati al mondo, l´equivalente vegetale del sale e del latte. Di qui l´importanza della loro "biofortificazione".

Questa si può ottenere sia tramite il miglioramento genetico tradizionale, sia tramite l´ingegneria genetica. Nel caso della patata, non abbiamo trovato varietà "naturali" ricche in beta-carotene, quindi siamo dovuti ricorrere all´ingegneria genetica. La via scelta dai nostri colleghi che lavorano sulla patata dolce (una specie completamente diversa, coltivata principalmente in Cina) è invece il miglioramento genetico tradizionale. Anche in quel caso, come nel caso dell´ingegneria genetica, gli "effetti non previsti" sono all´ordine del giorno: nella patata dolce, infatti, per motivi ancora non spiegati, le varietà più ricche in beta-carotene hanno un minor contenuto di materia secca.

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