[02/04/2007] Comunicati

Tutte le vulnerabilità del Pianeta secondo l’Ipcc

BRUXELLES. «Le perdite in vite umane, le sofferenze e i danni causati da fenomeni come la siccità, le inondazioni, le ondate di calore, le valanghe e le tempeste mettono in luce la vulnerabilità delle società umane riguardo ai fenomeni climatici estremi». Si tratta di uno dei passi centrali del documento dell’ottava sessione del gruppo II dell’Ipcc che dimostra come le conseguenze dirette del riscaldamento climatico siano già in corso.

E il rapporto le elenca impietosamente: scioglimento del permafrost, instabilità dei suoli, modificazione della diffusione dei pesci e della faune e flora terrestri, aumento delle temperaturedei laghi e delle coste, anticipo delle fioriture e delle migrazioni degli uccelli, mortalità dei coralli, siccità, aumento dell’ampliezza e delle frequenze delle inondazioni, rafforzamento dello stress idrico.

Le ripercussioni più vistose sembrano essere una riduzione generale dei rendimenti potenziali delle colture nella maggior parte delle regioni tropicali e subtropicali ed in quelle a latitudini medie dovuto all’aumento delle temperature; una diminuzione della disponibilità d’acqua per le popolazioni di molte regioni del Mondo e in particolare nelle zone subtropicali; l’aumento delle temperature provocherà un aumento delle perdite di colture per evaporazione e, di conseguenza, una maggiore richiesta di acqua a fini irrigui; un aumento del numero di persone esposte a malattie e a trasmissione vettoriali come per la malaria o la dengue, oppure a malattie “idriche” come il colera o semplicemente all’aumento della mortalità per il troppo caldo; un aumento generalizzato del rischio di inondazioni per numerosi insediamenti umani con il coinvolgimento di molti milioni di persone, dovuti soprattutto all’aumento degli episodi di forti precipitazioni ed all’innalzamento dei livelli dei mari; un aumento della domanda di energia per la climatizzazione a causa delle più alte temperature estive.

E il rapporto mette in evidenza come davanti a tutto questo il settore delle assicurazioni sta diventando sempre più a rischio: su scala globale, le perdite economiche imputabili ad eventi catastrofici si sono moltiplicate per 10,3, passando dai 3,9 miliardi di dollari degli anni ’50 ai 40 miliardi degli anno ’90 e circa un quarto di queste perdite si sono prodotte nei paesi in via di sviluppo dove il settore primario è la principale fonte di rendita. L’adattamento all’evoluzione climatica pone problemi complessi, ma anche molte possibilità.
Tutte le regioni del Pianeta sembrano destinate a subire alcuni effetti nefasti dai cambiamenti climatici, ma certe sono più vulnerabili di altre per la loro esposizione fisica ai rischi ed alla loro capacità di adattamento.

«I paesi con meno risorse – si legge nel documento Ipcc- hanno minore capacità di adattamento e sono più vulnerabili». Per esempio, i piccolo Stati insulari e le zone costiere meno elevate sono particolarmente vulnerabili all’aumento del livello del mare ed all’intensificazione delle tempeste e sono generalmente provvisti di una capacità d’adattamento ristretta. Nelle regioni polari si prevedono cambiamenti importanti e rapidi, che si tradurranno soprattutto in una riduzione dell’estensione e dello spessore dei ghiacci. In Africa, in America Latina ed in Asia, le possibilità di adattamento sono generalmente basse, le variazioni pericolose dei livelli stagionali dei corsi d’acqua, le inondazioni e le siccità, i problemi della sicurezza alimentare, le ripercussioni sulla pesca, le conseguenze sanitarie e i danni alla biodiversità sono le principali vulnerabilità e le maggiori preoccupazioni .

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