[02/04/2007] Rifiuti

In arrivo nuovo decreto interministeriale sul Gpp

FIRENZE. La Green Public Procurement (Gpp) è una politica di acquisti che prevede anche criteri ambientali e sociali nelle scelte di prodotti e servizi, e che si realizza con riduzione e spostamento dei consumi. In Europa gli enti pubblici sono i maggiori consumatori spendendo circa il 16% del prodotto interno lordo dell’Unione europea.

Utilizzando il loro potere di acquisto per scegliere beni e servizi che rispettino anche l’ambiente, l’accelerata verso il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile potrebbe essere notevole. Gli edifici a basso consumo energetico, i computer, gli arredi per ufficio, i trasporti pubblici a basso impatto, sono solo alcuni esempi di settori che riguardano gli appalti pubblici verdi. Ad esempio se tutti gli enti pubblici dell’Ue richiedessero la fornitura di elettricità “verde” si eviterebbe di produrre l’equivalente di 60 milioni di tonnellate di CO2 (corrisponde al 18% rispetto agli impegni di riduzione gas serra dell’UE in base al protocollo di Kyoto).

Acquistare verde significa risparmiare materiali, energia, ridurre i rifiuti, influenzare il mercato ed in ultimo (ma non per importanza) promuovere la ricerca e l’innovazione di processo e di prodotto.

«Il Gpp si allinea alla strategia di Lisbona - introduce Riccardo Rifici del Ministero dell’Ambiente intervenendo al seminario “Ue ambiente. Un nuovo quadro legislativo per le città” organizzato da ToscanaEuropa - che prevedeva un’economia dinamica con attenzione agli aspetti sociali e ambientali con alla base la “conoscenza”. In Europa - continua Rifici - solo il 3% del pil è dedicato alla ricerca: la politica integrata di prodotto (PIP), che tiene conto del suo ciclo di vita, e le politiche ambientali in generale possono dare una forte accelerazione ai processi di innovazione».

L’esponente del Ministero ha sottolineato come attualmente i prezzi dei prodotti non tengano conto di alcune fasi che sono esternalizzate, che è necessario allocare responsabilità nel sistema prodotto analizzando il ciclo di vita e utilizzando le migliori tecnologie disponibili. Inoltre ha precisato che si deve intervenire anche nella fase d’uso dove i consumatori ed in particolare la Pubblica amministrazione possono influenzare il mercato.

«In Italia siamo in ritardo - prosegue Rifici - ma fino a qualche anno fa la pubblica amministrazione era in difficoltà perché non c’erano indicazioni precise. Ora è stata fatta chiarezza in sede comunitaria con le direttive 17 e 18 del 2004 già recepite con il DLgs. 163/2006. Il decreto prevede un piano per gli acquisti verdi ed anche la finanziaria 2007 parla di piano per gli acquisti sostenibili. A breve dovrebbe uscire un decreto interministeriale (Ministeri ambiente, Sviluppo economico e Economia e finanze) con indicazioni più precise per la P.A. perché dove possibile bisogna dare il via a gare di appalto con i criteri ambientali».

Rifici ha parlato di applicazione di incentivi e disincentivi di misure degli effetti ambientali e di monitoraggio di piani e risultati, altrimenti «accade come con il decreto 203/2003 (che faceva riferimento al “Ronchi” ndr) che prevedeva che le P.A. coprissero il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo. Ad oggi al Ministero non risulta nessun acquisto con quelle regole».

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