[29/03/2007] Consumo

Non buttate il pesce in mare: l’Ue contro i rigetti

BRUXELLES. La Commissione Ue ha adottato una comunicazione per la riduzione delle catture accessorie e l´eliminazione dei rigetti nella pesca, cioè della pratica d ributtare a mare pesci o altri organismi marini di scarso o nullo valore commerciale catturati accidentalmente.

I tassi dei rigetti nella pesca europea variano in maniera significativa: per alcune attività della piccola pesca costiera sono trascurabili, per la pesca al traino raggiungono il 70-90% delle catture, e questo si riflette naturalmente sulle varie marinerie europee.

Nel 2005 la Fao stimava in un milione 332 mila tonnellate il volume annuo dei rigetti nell´Atlantico settentrionale, il 13% delle catture. Nel Mare del Nord i rigetti erano stimati tra 500 mila e 880 mila t. e nelle acque ad ovest di Irlanda e Scozia rappresentavano tra il 31 e il 90% delle catture a seconda del tipo di imbarcazioni, della specie da pescare e della profondità. Nel Mediterraneo e nel Mar Nero i rigetti ammontavano a 18 mila tonnellate, il 4,9% delle catture, mentre nel mar Mar Baltico erano solo l’1,4%.

Quella della Commissione Ue è una proposta innovativa per la politica comune della pesca, con un un divieto graduale di rigetto e la definizione di norme sui volumi massimi accettabili di catture accessorie. Invece di disciplinare gli sbarchi, i pescatori saranno incoraggiati a trovare soluzioni che consentano di rispettare i limiti per le catture accessorie, così avranno interesse a prelevare unicamente le risorse marine che potranno essere commercializzate. Il 2007 servirà a chiarire come raggiungere questi obiettivi e nel 2008 dovrebbero essere presentate le proposte.

«La pratica dei rigetti va condannata perché rappresenta uno spreco di risorse marine preziose - ha detto Joe Borg, commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi - ed è quindi ingiustificata sotto il profilo ecologico, economico e morale. Quanto prima porremo fine a questa pratica inutile e dannosa, tanto meglio sarà per gli stock ittici, l´ambiente marino e l´industria della pesca».
L´Ue si era già occupata del problema dei rigetti, con misure di disciplina degli attrezzi da pesca, per le dimensioni delle maglie, l’obbligo di “finestre” di fuga o di dispositivi acustici. A volte si sono ottenuti risultati positivi, in altri casi le misure si sono rivelate complicate e difficili da controllare.

La Commissione punta ora ad una gestione orientata sul tasso massimo accettabile di catture accessorie e sull´obbligo di sbarcare la totalità delle risorse prelevate, un sistema più semplice da applicare e da far rispettare. Le misure potrebbero comprendere incentivi per migliorare la selettività degli attrezzi da pesca, zone di divieto e l´obbligo di cambiare la zona di pesca nei casi in cui vi sia, ad esempio, una concentrazione particolarmente elevata di esemplari giovanili.

la pratica dei rigetti riguarda soprattutto il novellame di taglia inferiore alla taglia minima di sbarco autorizzata, un divieto che dovrebbe garantire che gli esemplari giovanili non siano pescati e così contribuire al ripopolamento degli stock, ma il tasso di sopravvivenza dei pesci e degli organismi riversati in mare è estremamente basso. I rigetti riguardano anche gli stock di pesci adulti: un peschereccio, può disporre di possibilità di cattura per una specie e aver esaurito il proprio contingente per le altre, oppure i pescatori possono decidere di conservare a bordo unicamente le risorse di maggior pregio e di sbarazzarsi dei pesci commercializzabili di minor valore.

I rigetti diminuiscono la futura produttività dei mari, sia perché si pescano pesci troppo giovani sia perché si riduce il numero di esemplari adulti in grado di sopravvivere e riprodursi. Oltre alle specie ittiche non commerciali, i rigetti interessano anche uccelli, tartarughe e altri mammiferi marini ed incidono sull´ambiente marino, sull´integrità degli ecosistemi marini e sulla conservazione della biodiversità.

Tutto questo contrasta con la politica comune della pesca e con gli impegni sottoscritti dall’Ue, ad esempio con la convenzione Onu sulla biodiversità e con l´impegno preso al vertice mondiale per lo sviluppo sostenibile di Johannesburg, di gestire gli stock ittici in modo da consentire un rendimento sostenibile.

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