[27/03/2007] Parchi

Peria: «Si all’area marina protetta, ma con buonsenso»

PORTOFERRAIO (Livorno). Il sindaco di Portoferraio, Roberto Peria (Nella foto), interviene sulle Aree marine protette, un tema che sta riscaldando il clima politico delle isole dell’Arcipelago toscano e che ha già visto il presidente del parco nazionale, Mario Tozzi, uscire molto bene da due confronti pubblici al Giglio e a Portoferraio.

Ora il sindaco del capoluogo elbano chiede di «passare dal “se” al “come”», perchè teme che ci sia «un consistente rischio di trasformare un dibattito fondamentale per le nostre comunità in uno scontro ideologico del tipo “parco si, parco no”, che non serve a nessuno».

L’esponente della Margherita chiede di non commettere gli errori del passato: «i cittadini debbono essere informati sui vincoli, sulle possibilità e sui vantaggi che derivano dalle aree marine protette; il percorso deve essere costruito dal basso, è necessario “smontare” subito ogni argomento pretestuoso e cercare ampie compatibilità non solo con le esigenze di tutela, ma anche con quelle di corretta gestione e sviluppo delle attività umane, sia di natura tradizionale (balneazione, frequentazione, pesca sportiva), sia di natura economica e sociale (turismo); il metodo seguito finora necessita di un’apertura del dibattito che faccia chiarezza; e non vi è una necessità di fare presto, quanto piuttosto di fare bene. Per questo non ci convince un certo modello di gestione del confronto, aperto per il momento solo alle istanze istituzionali e condizionato da scadenze per presentare osservazioni».

Il Comune di Portoferraio ha inserito le aree marine protette nel nuovo regolamento urbanistico indicando le possibili zone dove realizzarle: attorno allo Scoglietto di Portoferraio, dove é già presente dal 1971 un’area dei tutele biologica; mare davanti al Sito di importanza regionale “Le Prade”; area marina attorno all’isola e riserva biogenetica di Montecristo, che é già compresa nel parco nazionale.

Forse Peria non si riferisce all’area marina protetta nella sua totale estensione (che così sarebbero poco più che francobolli e la conferma di precedenti vincoli), ma alle zone A e B a più stretta protezione, visto che ricorda l’art. 64 del regolamento urbanistico che consente nelle aree esterne a quelle citate «la navigazione a vela e a motore, la pesca, pesca subacquea in apnea e può essere ammessa la maricoltura», tutte attività che, ad esclusione della pesca subacquea, possono essere svolte anche nella zona C di un’Amp ed addirittura, regolamentate, nella zona B.

Comunque Peria tiene a dire che «non vi sono preclusioni a sviluppi evolutivi rispetto alle scelte individuate, purché siano giustificati da serie analisi scientifiche e non siano in contrasto con le esigenze delle popolazioni locali; va ampiamente rivista l’ipotesi di zonazione presentata dal Ministero nell’aprile 2005, che appare scarsamente rispondente agli indirizzi individuati e talvolta pesantemente penalizzante per gli usi locali. O qualcuno pensa davvero che tutto intorno alla penisola dell’Enfola, in un’area cioè caratterizzata sicuramente da importanti valori ambientali, ma anche da molte attività turistiche e da rilevante presenza antropica, si possano vietare la balneazione, lo snorkeling, le immersioni, la navigazione anche a remi o a vela (oltre che a motore), l’ancoraggio e l’ormeggio, la pesca sportiva per i residenti? Ritenere credibile una simile ipotesi vorrebbe dire mettere un primo importante tassello per non fare le aree marine protette».

I sindaco portoferraiese chiede l’apertura di un tavolo di lavoro senza preconcetti: «coinvolgiamo, nella chiarezza, in questo dibattito, associazioni ambientaliste, cittadini, operatori subacquei, associazioni di categoria, mondo della pesca. Facciamo un lavoro serio di confronto, che tenga presente non solo le esigenze dei singoli Comuni, ma quelle complessive del territorio insulare. E ricordiamoci, soprattutto – conclude Peria - quale elemento dissuasivo di ogni radicalismo, che se un comune accetta vincoli eccessivi rischia di avere un danno, esattamente come senza aree marine protette rischia di essere uno dei pochi posti all’Elba dove si praticherà la pesca professionale più invasiva e devastante, con un enorme svantaggio per le attività turistiche».

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