[23/03/2007] Comunicati

Europarlamento: principi di responsabilità sociale e ambientale anche in politica Ue

LIVORNO. Si chiama Csr e in inglese sta per “Corporate social responsibility”. E s´intende "l´integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate" (Libro Verde).

Proprio questo approccio ‘volontario’ viene ritenuto "limitante" e per questo gli europarlamentari hanno votato un rapporto che invita la Commissione a prendere in considerazione la creazione di una lista di criteri che le imprese devono rispettare se attuano responsabilità sociale. Ma non solo, perché il documento punta a far includere il Csr anche in tutte le politiche e nei programmi dell’Ue.

Pur non chiedendo una normativa vincolante, i deputati sottolineano i limiti di un approccio esclusivamente volontario e chiedono di promuovere la partecipazione delle piccole e medie imprese al Csr. Nel chiedere un meccanismo di difesa per le vittime di illeciti da parte delle imprese, raccomandano anche di rafforzare le responsabilità dei dirigenti delle aziende con più di 1.000 dipendenti.

Il rapporto - redatto dal membro del Parlamento Europeo britannico Richard Howitt – pone un certo numero di raccomandazioni per l´espansione del Csr. Queste includono tra l’altro l’identificazione di buone pratiche e divulgazione delle storia di successo; l’introduzione, come detto, dei principi del Csr in tutte le politiche e nei programmi dell’Ue; la creazione di un organismo a livello europeo che intraprenda le inchieste sull’applicazione del Csr; introduzione di un rapporto ambientale e sociale obbligatorio; accertamento che i paesi dell’Ue con i funzionamenti all´estero sostengano i più alti standard dell´Organizzazione internazionale di lavoro.

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