[21/03/2007] Aria

Marchionne (Fiat) dice una cosa (cattiva) e ne fa un’altra (buona)

LIVORNO. Non può fare a meno di dirlo perché l’amministratore delegato di Fiat è anche l’attuale presidente dell’associazione dei costruttori automobilistici europei: l’Acea è infatti nata proprio con l’obiettivo di tutelare la categoria di fronte alle scelte del parlamento europeo, bloccando o ritardando quelle penalizzanti e cercando invece di ottenere ogni possibile vantaggio.

Per questo ieri a Bruxelles Sergio Marchionne ha detto a nome di tutti i colleghi che «l’industria automobilistica non può risolvere da sola il problema della CO2», che «è vitale che la nostra industria regga il suo livello competitivo», che «cento delle auto di oggi hanno le stesse emissioni di una sola auto degli anni 1970» (nessuno mette in dubbio una migliore efficienza per unità di prodotto, peccato che dal 1970 ad oggi solo in Italia il numero delle auto è aumentato del 280%).

Insomma secondo Marchionne per questi e altri motivi gli industriali escludono che sia possibile raggiungere entro il 2012 un limite massimo di 120 grammi di emissione di Co2 per chilometro (in realtà proprio a causa della forza della lobby automobilistica il limite semra indirizzato ad attestarsi a 130 grammi).

Questo quello che dice Sergio Marchionne presidente dell’Acea. Ma vediamo anche quello che fa Sergio Marchionne amministratore delegato di Fiat:

Fiat è l’unica casa automobilistica a rispettare già oggi l’obiettivo europeo del 2008 di 140 grammi di Co2 per chilometro: Fiat infatti oggi emette 138 gCO2/km e ha realizzato un abbattimento delle emissioni rispetto al 1997 del 18% (seguono Citroen 144 e -16%; Renault 149 e -14%; e quindi Seat, Peugeot, Ford e Skoda. Le ultime posizioni vedono invece la Volvo a 195 g/km, la Bmw a 192, Mercedes 185, Mazda e Audi a 177).

Se Fiat in 10 anni è riuscita ad abbattere del 18% le proprie emissioni figurarsi se non possono farlo le altre case, compreso le tedesche, che rappresentano i più agguerriti contestatori della proposta Ue. Ma soprattutto, la Fiat è praticamente a un passo dal raggiungimento dell’obiettivo minimo (i 130 grammi) e a una distanza certo non incolmabile dal limite dei 120 grammi di Co2 per chilometro. Come ha fatto Fiat ad abbattere così tanto le emissioni? Probabilmente con buoni investimenti in innovazione di processo e di prodotto. E probabilmente investimenti che pagano se si guardano i dati di vendita più recenti, che segnano ormai dal 2006 una crescita costante del marchio torinese. Ultima considerazione: sul calcolo medio della CO2 emessa pesano probabilmente le vetture a metano: ormai quasi tutti i modelli della gamma Fiat hanno anche la versione a metano, che è attualmente il combustibile meno impattante dal punto di vista ambientale.

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