[20/03/2007] Comunicati

Scalia, sulla limitazione delle emissioni climalteranti: importanti gli obiettivi non le prediche

LIVORNO. Nel vertice di Potsdam che si è chiuso sabato scorso, gli Stati Uniti hanno ancora una volta espresso la loro convinzione ad andare avanti nella lotta all’effetto serra, con meccanismi “volontari”. E la loro contrarietà su uno dei punti importanti in discussione, ovvero un mercato globale dei crediti di carbonio, tipo l’Emissions Trading Scheme dell’Unione europea. Ma evidentemente la notizia che gli Usa si chiamino ancora fuori da quello che si preannuncia come un grande business per i mercati finanziari, non è stato accolto di buon grado dagli operatori economici di oltreoceano. Infatti il mondo della finanza americana ha fatto ieri una richiesta – che potremmo definire quasi epocale - al Parlamento americano: maggiori regole per ridurre le emissioni di gas serra e permettere quindi anche al mercato americano di entrare nel meccanismo della compravendita delle emissioni. E non è neppure la prima volta che il mercato dei colossi americani scende in campo per fare richieste di questo genere. Segno che il vento è cambiato e che la finanza ha annusato aria di business nel sistema dei meccanismi flessibili e vuole quindi partecipare.

Il sistema dei meccanismi flessibili discende dal protocollo di Kyoto e viene definito negli accordi di Marrakesh del 2001. Questo sistema permette agli stati a industrializzazione avanzata di integrare gli obiettivi di riduzione di casa propria con azioni di riduzione delle emissioni attuate nei paesi in via di sviluppo e in quelli ad economia di transizione dell’ex blocco sovietico. Sono essenzialmente tre i meccanismi previsti: il Clean development mechanism (Cdm) e il Joint Implementation(JI) ovvero progetti in paesi in via di sviluppo nel primo caso e tra paesi a industrializzazione avanzata e paesi a industrializzazione intermedia nel secondo caso, che producono unità di riduzione chiamate certificati di riduzione delle emissioni. E l’emission trading, ovvero lo scambio di quote unitarie di emissioni, commercio che può avvenire tra i paesi a industrializzazione avanzata e quelli dell’ex blocco sovietico.

Nel protocollo non esiste alcun limite quantitativo all’utilizzo dei meccanismi di flessibilità, ma solo un generico impegno da parte degli stati firmatari a utilizzarli solo come strumento supplementare agli interventi domestici, volti al risparmio e all’efficienza energetica, per abbattere le quote di Co2 emessa.

Attualmente il meccanismo sul quale si concentra la maggior parte degli investimenti per generare crediti è il Cdm che permette di accumulare certificati di credito che potranno poi essere venduti, in una vera e propria borsa. Quindi mercato, impresa e finanza partendo dall’esigenza di ridurre le emissioni di gas responsabili del surriscaldamento del pianeta, introiettano il concetto della sostenibilità attraverso la mercificazione di beni comuni come l´aria.

Un passaggio epocale dicevamo. Ma come è accolta questa svolta nel mondo ambientalista? Come un necessario e inevitabile passaggio per "piegare" il mercato ad azioni di mitigazioni altrimenti impossibili da imporre in altro modo o come un ulteriore mercificazione di beni comuni? Abbiamo posto queste domande ad un protagonista del mondo ambientalista: Massimo Scalia (Nella foto).

«Uso l’approccio della chiesa cattolica che pur di ottenere i suoi obiettivi era disposta anche ad allearsi con il turco! Al di là della battuta – spiega il professore di fisica all’università La Sapienza di Roma - questo è uno degli esempi non cristallini ma importanti di come la questione ambientale riesca a imporre dei vincoli sul mercato. E gli effetti che infatti ci attendiamo sono sicuramente di una mitigazione rispetto ai gravi problemi climatici. Certo che dobbiamo avere attenzione ai beni comuni, ma non è davvero ripetendo giaculatorie su di loro o rivendicando pseudopurezze di atteggiamenti che riusciremo a far fronte a quel “predicament” della specie umana all’origine, ben 35 anni fa, del libro “The limits to growth” (il cui sottotitolo era project on the predicament of mankind, ndr).

Vale la pena ricordare che nell’appello rivolto da tutta la comunità scientifica al summit dei grandi di San Pietroburgo si sottolinea la priorità del risparmio energetico e per muoversi lungo quella strada i passi cooperativi a livello internazionale dovranno essere basati “su un ampio e diffuso supporto pubblico” ovvero stato, privati e municipalizzate dovranno concorrere su uno stesso obiettivo».

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